In realtà più che uno studio – semplificando, non volendo assolutamente sminuire la cosa – è una sorta di ‘riassunto ufficiale’ di quello che ad oggi sappiamo del Covid-19 e di ciò che ne determina il contagio.
E’ quanto riporta, per l’appunto, lo studio condotto dall’equipe di ricercatori, condotta da Stephen M. Kissler, dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston (Usa), ed pubblicato in questi giorni dalla rivista ‘Science’.
Sono comunque diversi gli spunti che emergono dalla ricerca, intanto quella secondo cui, al pari di una qualsiasi altra influenza, in assenza di un vaccino, il virus pandemico diventerà stagionale.
Poi, e questo è il dato che in realtà ci terrorizza tutti, è che se ora il distanziamento (e sopratutto, l’isolamento casalingo), ha in qualche modo gradualmente semplificato l’accesso alle cure negli ospedali, nel momento in cui si tornerà ad uscire tutti, inevitabilmente la trasmissione di Covid-19 riprenderà il suo corso, con il rischio di trovarci nuovamente nel caos, con una nova emergenza estesa alle le strutture sanitarie.
Ecco perché il team caldeggia, in tempi rapidi, studi sierologici per poter calcolare la durata media dell’immunità acquisita dai pazienti.
Poi, cosa non da poco, quanto durerà ancora questa maledetta pandemia?
Secondo da quanto previsto dal titolare dello studio, il dott. Stephen M. Kissler, almeno fin a tutto il 2025, l’incidenza del coronavirus sarà subordinata alla durata dell’immunità umana, a proposito della quale, notoriamente, si sa poco o nulla.
Motivo per il quale, il team di ricercatori invoca “urgentemente studi sierologici longitudinali per determinare l’estensione dell’immunità della popolazione, e per capire se questa immunità diminuisce con il tempo e con quale frequenza“.
Pacifico poi, che per tornare ad una pseudo normalità – sempre nel caso in cui, nel frattempo non si sia ancora trovato un vaccino – le misure di distanziamento sociale, così come altri accorgimenti, occorrono almeno 5 anni. E sempre sulla base di alcuni modelli da loro adottati, si è giunti alla convinzione che, ancora per altro da determinare, “il fattore chiave che modulerà l’incidenza del virus nei prossimi anni sarà proprio la velocità con cui l’immunità al virus si riduce”.
In poche parole si profila un effetto ‘fisarmonica’: se, in autunno, quando la trasmissibilità del virus aumenta, s allenta il distanziamento sociale, inevitabilmente poi si andrà incontro ad una vigorosa epidemia invernale che, andandosi a sovrapporre sulla stagione influenzale, di fatto manderebbe in tilt gli ospedali del Paese.
Max