Mentre ci si avvicina, anche se gradualmente, alla Fase 2 con le parziali riaperture e la data del 4 Maggio come indicativa per un potenziale ripristino di altre attività e abitudini, in Italia, complice anche la difficile reperibilità delle mascherine (qui le specifiche per capire quali usare, e da chi, e la loro utilità per evitare i contagi dal Covid-19), ci si interroga, proprio in tema mascherine e strumenti di protezione, sul loro utilizzo.
Sarà massimale, almeno nella fase ‘post’, dicono più fonti. Ma quanto durerà questa fase e fino a quando dovremo usare le mascherine? E, a parte questo, quante al giorno dovremmo usarle? In particolare, nell’ambito lavorativo, come funzionerà?
Con le aperture ormai prossime di tanti centri di lavoro e produttivo, sono state fatte delle stime circa il numero di mascherine che, al giorno, serviranno alle imprese per garantire la sicurezza dei lavoratori e permettersi, così, di essere autorizzati a riprendere il lavoro.
Già, appunto: quante mascherine serviranno alle imprese dopo il lockdown?
C’è uno studio che prova a rispondere a questa domanda. Lo ha condotto il Politecnico di Torino per poter avere una idea delle forniture necessarie al nostro Paese dopo la riapertura.
In base alle stime, servirà quasi un miliardo di mascherine al mese per ripartire dopo il lockdown. Ma si tratta di un dato parziale, che potrebbe anche aumentare, poiché non analizza altri fattori.
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Il Politecnico di Torino dice che le mascherine che serviranno alle imprese dopo il lockdown saranno pari a un miliardo al mese che dovranno affiancarsi ad almeno: 9.000 metri cubi di gel igienizzante, 456 milioni di guanti, e poi 2,1 milioni di termometri, e ancora 250.000 cuffie per contenere i capelli lunghi.
“abbiamo calcolato i bisogni solo per le aziende del Piemonte e riteniamo che ciascun valore debba essere moltiplicato almeno per 12”, dice il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco.
L’analisi verrà fornita come corollario al piano “Imprese aperte” elaborato per il Piemonte, ma potrebbe valere come modello nazionale.
Composto da oltre 100 pagine e prodotto in tempi record da un team di ottanta esperti provenienti dal mondo universitario, dalla sanità, dalla magistratura, dalle imprese e dai sindacati, lo studio verrà presentato dal rettore Saracco, coordinatore dei lavori, al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, al prefetto Claudio Palomba, e ai rappresentanti dell’’industria e del sindacato, ma sarà inviato anche al governo.
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L’analisi inoltre propone soluzioni per il trasporto, come l’istituzione di aree di parcheggio dedicate per favorire l’uso di biciclette e scooter elettrici e la disponibilità di navette aziendali.
Punta inoltre sulla necessità di disporre per i lavoratori un supporto psicologico, introducendo di telecamere infrarossi nei luoghi di lavoro e sistemi per il tracciamento dei contagi tramite intranet.
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