Dall’alto della sua vasta cultura e conoscenza, prende posizione in termini e tempi di Coronavirus il noto giornalista, conduttore e divulgatore scientifico Piero Angela. ll quale duro, molto duro con gli italiani, si spende in una fervida critica che, tuttavia, nasconde tutto il suo amore verso il popolo, la scienza e gli auspici di una ‘salvezza’ in quella che per lui è una vera ‘guerra’.
Per Piero Angela gli italiani sono “indisciplinati da sempre“, e questo non è certo un bene nei riguardi del Coronavirus che, per lui, è “una guerra”.
Sul Coronavirus prende parola dunque Piero Angela. Il notissimo presentatore di Super Quark si riferisce al comportamento di tanti italiani che non riescono davvero a rispettare le regole. Piero Angela sul Coronavirus ha parole molto dure, o per meglio dire le ha nei riguardi degli italiani.
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Ospite della trasmissione radiofonica di Rai Radio 1 ‘Un Giorno da Pecora’, il 91enne divulgatore scientifico Piero Angela, si esprime in maniera clinica circa il comportamento degli italiani.
Il suo, poi, è un appello generalizzato, ma anche rivolto alle persone in avanti con gli anni. “Mi rivolgo agli anziani, ma non solo. Bisogna approfittare di questo periodo per potere scrivere la storia della loro vita. Quel che faranno resterà per sempre nella storia delle loro famiglie. Io sarei molto contento di avere un diario oppure un racconto di quanto fecero a loro tempo i miei nonni e bisnonni. Le radici sono qualcosa di importante, sempre”.
Quando gli viene chiesto come occupa il tempo a casa, Piero Angela, ammette che, pur non potendo viaggiare per conferenze e meeting scientifici, ha modo di intrattenersi con diverse occupazioni.
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“Sto rileggendo i miei libri, dopo l’estate dovrebbe uscire una collana. Perciò vanno aggiornati e serve una prefazione. Poi ho anche ripreso a suonare il pianoforte”. Il problema, per Piero Angela in tempo di Coronavirus, non è cosa fa ‘Piero Angela’, ma gli italiani.
“La gente non riesce proprio a restare in casa. E questo perché gli italiani sono indisciplinati per natura, quasi come se trasgredire fosse un piacere. Poi di sicuro piccole e grandi esigenze non mancheranno. Io non sono solo: mio figlio Alberto mi chiama di continuo, sia al telefono che con video chiamate. Quest’ultime rappresentano una grandissima risorsa. La mia famiglia è molto unita e questo è bellissimo”.
Quanto al Coronavirus: “È come stare in guerra. Anche se è completamente diverso. io la guerra l’ho vissuta per davvero, avevo 17 anni quando finì. Ho assistito a tantissimi bombardamenti sui civili. Cibo non ce n’era, ho sofferto la fame e vissuto come tanti altri fuori città da sfollati”.
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