“È ora di riprendersi la libertà“, ha twittato la conduttrice statunitense Laura Ingraham, sulla scia delle proteste di piazza di Lansing, capitale del Michigan.
In centinaia sono scesi per le strade, chi in macchina e chi, i più impavidi (o incoscienti?), a piedi, per protestare contro il lockdown imposto fino al 30 aprile da Gretchen Whitmer, governatrice democratica dello Stato. Qualche manifestante si è presentato davanti al Congresso locale perfino armato di fucile. “Mettetela dentro” è stato lo slogan diretto alla Whitmer, politica emergente e nome preso in considerazione da Biden per la vicepresidenza.
Martedì la governatrice era stata denunciata da quattro cittadini per aver violato il primo e il quarto emendamento della Costituzione, in cui vengono garantiti il diritto di libertà di parola e di riunirsi pacificamente.
Gli organizzatori della manifestazione, il Michigan Conservative Coalition e il Michigan Freedom Fund (associazioni conservatrici legate al presidente Donald Trump), hanno raccolto gli sfoghi dei cittadini che non riescono più a sopportare il lockdown e i suoi effetti sull’economia: “Preferisco morire di coronavirus che vedere fallire la mia impresa che resiste da generazioni”, è la triste testimonianza di un manifestante che si legge sulle pagine del Corriere della Sera. Sono 21 milioni i cittadini che hanno perso il lavoro a causa della pandemia in meno di un mese.
Leggi anche: Coronavirus, negli Stati Uniti 21 milioni di disoccupati
In realtà non molti sono d’accordo con le ragioni della manifestazione. La maggior parte dei cittadini del Michigan si è espressa a favore delle misure restrittive imposte dalla Whitmer (il 71% degli intervistati dalla Detroit Free Press), considerate utili per prevenire la diffusione del virus.
Altre manifestazioni, più contenute, si sono tenute in Texas, Kentucky, South Carolina, Virginia e Ohio.
In Michigan l’emergenza sanitaria è tutt’altro che rientrata: i contagiati sono circa 30 mila e quasi tremila i decessi. Per affrontare questa situazione serve responsabilità da parte di tutti, ma attenzione a non sottovalutare i campanelli d’allarme di una crisi che, oltre ad essere sanitaria, negli Stati Uniti (e non solo) sta avendo un impatto sull’economia con pochi precedenti.
Se da una parte gli States si caratterizzano per un mercato del lavoro molto più flessibile rispetto a quello europeo, dall’altra non ha gli stessi meccanismi di welfare in grado di ammortizzare nel breve periodo lo shock economico provocato dal Covid-19 sui lavoratori. Per l’amministrazione Trump sarà un’impresa non da poco “riaprire l’America il prima possibile”.
Mario Bonito