In virtù della sua figura di primario di Pneumologia della Fondazione policlinico Gemelli Irccs di Roma, Luca Richeldi è un influente componente del Comitato tecnico-scientifico sul coronavirus, la ‘Taske force’ chiamata a decidere ogni ’mossa’ del Paese in relazione all’andamento dei contagi da coronavirus.
La Lombardia è ancora l’epicentro dell’epidemia
Come tutti sanno a giorni o meglio, da lunedì 18, le Regioni si pronunceranno sulle attività ‘possibili’ e sulla riapertura delle attività. Ovviamente il tutto avverrà previo il parere propio del Comitato scientifico.
Oggi i dati illustrati dalla Protezione civile, in ‘parte’ sono buoni: calano i positivi, aumentano i guariti tuttavia, il ‘problema maggiore è la Lombardia, dove i contagi proseguono ed oggi sono tornati a salire anche i decessi, ben 111 sui 262 registrati in tutto il Paese.
Ed infatti il professor Richeldi non poteva certo rimanere insensibile davanti a questa evidenza: “I dati ci dicono che la Lombardia è ancora l’epicentro dell’epidemia – commenta sconsolato l’esperto – Abbiamo meno di mille nuovi casi a livello nazionale e la metà è in Lombardia”.
Richeldi “Nel Pese la situazione generale è buona”
Dunque, come dicevamo la situazione in generale sembra andare migliorando, ”C’è un dato molto incoraggiante: il rapporto tra nuovi positivi e tamponi effettuali è il più basso dall’inizio dell’emergenza all’1,4%, ovvero ogni 70 tamponi solo 1 è positivo – spiega Richeldi – Questo ci dice che la nostra capacità di fare tamponi sale, e sarà sempre più importante, e dall’altra parte ci dice che cerchiamo più casi e ne troviamo di meno”.
Richeldi: “Per la Lombardia ci vorrà più tempo”
Tuttavia, e qui non si sfugge, “Purtroppo il 50% dei tamponi positivi è in Lombardia e questo indica che lì la circolazione del virus è ancora intensa ed è chiaro che in quell’area ci vorrà più tempo”.
Un dato che di fatto ‘inchioda’ la Lombardia e che, molto difficilmente, diversamente da come speravano (ormai totalmente assorbiti dal ‘dover’ rappresentare il cuore dell’economia nazionale), potrà essere annoverata tra quelle Regioni che dal 18 maggio torneranno ad una ‘parvenza’ di normalità.
Richeldi: “La ripartenza regionalizzata è un problema”
D’altra parte, ricorda ancora l’esperto pneumologo del Comitato scientifico, ”Come si è visto in altri Paesi la ripartenza regionalizzata è un problema. Da noi questo è acuito dal fatto che – rimarca – una regione da sola ha il 50% dei casi. Dobbiamo riflettere e usare cautela per aprire la mobilità tra le Regioni. Non dobbiamo avere fretta: anticipare di un paio di settimane potrebbe mettere a rischio una riapertura più sicura a ridosso dell’estate. Il facile ottimismo induce a pensare che la situazione va migliorando, in parte è vero perché siamo sulla strada giusta, ma l’attenzione va mantenuta alta“.
Ora la ‘cabina di regia’ si appresta a valutare
In riferimento poi al 18 maggio, Richeldi spiega che, al momento, dalla ‘cabina di regia’ (composta dall’Iss, dal ministero della Salute, e dalle Regioni), non c’è ancora “nessuna novità”. A quanto pare infatti, la valutazione dei famosi 21 elementi da analizzare per poter poi disciplinare la fase 2 dell’emergenza, con lei aperture del 18 maggio, inizierà fra poco…
Max