C’è grande attesa quest’oggi negli Stati Uniti per l’uscita del Job Report di luglio, ovvero il rapporto mensile sullo stato di salute del mercato del lavoro americano. Le previsioni degli esperti sono piuttosto diverse fra loro e non particolarmente incoraggianti. I dati saranno annunciati per le 8.30 di mattina (orario di Washington D.C., 14.30 ora italiana) dal dipartimento del Lavoro.
A marzo e aprile, durante i mesi di lockdown, 22 milioni di statunitensi hanno perso il posto di lavoro. Il tasso di disoccupazione era schizzato al 14,7%, mai così alto dalla Grande crisi del 1929. Con l’allentamento delle misure restrittive erano invece stati creati circa 7.3 milioni posti di lavoro (2.5 a maggio e 4.8 a giugno). Una rapida inversione di tendenza che ha fatto scendere il tasso di disoccupazione all’11,1%.
Numeri sempre impressionanti ma in netto miglioramento. Un’iniezione di fiducia per il presidente Usa Donald Trump (e la sua campagna elettorale), che dopo l’uscita del report sul lavoro di giugno si era lasciato andare, pronosticando un “2021 storico” per l’economia.
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Difficile possa andare realmente così. Si prevede che la creazione di posti di lavoro a luglio (circa 1.5 milioni) sia molto inferiore rispetto a giugno. Troppo poco per una rapida e “ruggente”, parafrasando il tycoon, ripresa economica.
Il mercato del lavoro statunitense sembra dunque aver perso nelle ultime settimane lo slancio iniziale del dopo lockdown. Una delle cause principali è la seconda ondata di contagi che ha colpito California, Florida e Texas, gli Stati più grandi, provocando nuove restrizioni e grande insicurezza.
“Le facili assunzioni fatte a maggio e giugno sono esaurite”, ha detto Michelle Meyer, responsabile dell’economia statunitense presso la Bank of America, intervistata dal New York Times. “Con molte aziende che non girano a pieno regime – ha proseguito – diventa più difficile la riassunzione di altri lavoratori”.
Mario Bonito