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Coronavirus: ecco quanti sono davvero i contagiati. Lo studio shock fa paura

Una analisi da shock fa discutere in merito alla diffusione e ai numeri reali circa i contagi da coronavirus. Una quantità di ‘positivi’ al Covid-19 che sarebbe molto più alta di quella fino ad ora emersa.

Ovvero? Quanti sono realmente i contagiati? Ecco quello che emerge da questo studio.

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Coronavirus: ecco quanto sono davvero i contagiati. Uno studio shock fa discutere

Secondo uno studio sugli anticorpi condotto in Finlandia, la percentuale di soggetti contagiati dal Coronavirus è decine di volte superiore a quella ufficiale.

I casi di contagio da Coronavirus sono “decine di volte in più” rispetto ai numeri ufficiali. Lo dice per appunto uno studio sugli anticorpi portato avanti in Finlandia che apre uno quadro molto preoccupante sulla pandemia – anche se le difficoltà nel tracciare le cifre reali delle persone infettate da Covid-19 sono note da tempo.

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E’ il Finnish Institute for Health and Welfare (THF) a realizzare tale studio sugli anticorpi prendendo in esame dei campioni di sangue prelevati dall’Hospital District of Helsinki and Uusimaa (HUS) per valutare la formazione degli anticorpi di settimana in settimana. Si tratta di una ricerca in un’area dunque molto limitata, per quanto i dati raccolti si proiettino verso una proiezione su scala globale decisamente importante.

I veri numeri del contagio da Coronavirus: quanti sono gli infetti reali secondo lo studio

Lo studio finlandese è partito dall’analisi di  442 campioni di sangue (maschile e femminile) prelevati tra il 23 marzo e il 12 aprile 2020. Campioni che non erano necessariamente infettati con Coronavirus: in seguito è stato realizzato un doppio test (una prima analisi del campione e la controanalisi della THL) per verificare la presenza di anticorpi.

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E’ venuto fuori che i campioni di sangue prelevati in fase avanzata contenevano più anticorpi: nella 13° settimana un solo campione su 145 (0,7%) li aveva, nella 14° non ce n’era nemmeno uno sui 150 totali mentre i campioni prelevati nella 15° settimana hanno registrato il 3,4% di presenza di anticorpi (5 su 147).

E, siccome gli anticorpi si formano in media in un periodo di due settimane, i risultati hanno fatto emergere la presenza di infezioni due settimane prima del campione.

Visto il basso numero di campioni esaminati le conclusioni devono essere viste con cautela. Ma siccome vanno a conferma di ben altre ricerche simili fatte in altri paesi del mondo, non è il caso di bollarle come inesatte o vacue. Sono, semmai, preziosi campanelli di allarme.

aggiornamento ore 11.01