Dopo aver segnalato che il procuratore generale del Missouri ha fatto causa alle autorità di Pechino, accusandole di aver nascosto informazioni importanti sulla diffusione del coronavirus, l’agenzia di stampa Adnkronos rivela che un esercito di avvocati in tutto il mondo è al lavoro per promuovere class action contro il governo cinese per dei presunti errori su come ha gestito la pandemia. L’obiettivo, comune nelle varie class action, è ottenere risarcimenti miliardari.
La class action è un azione legale collettiva condotta da uno o più utenti nei confronti del medesimo soggetto per tutelare i diritti vantati da più consumatori.
Alla Cina viene mossa l’accusa di aver agito in ritardo e di non aver preso le misure necessarie per evitare una crisi sanitaria che, oltre a gravi sofferenze sociali, sta causando profonde conseguenze economiche in tutto il mondo.
In Italia la Onlus ONEurope è pronta ad intentare un’azione collettiva contro la Cina. “Uniamoci per per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa dell’epidemia da coronavirus”, si legge sul sito della Onlus. Secondo Ferdinando Perone, CFO e responsabile del progetto, “sembrerebbero evidenti delle responsabilità delle autorità cinesi che non avrebbero attivato le misure di contenimento e comunicazione prevista dalle normative internazionali”. Regolamento che prevede la tempestiva comunicazione all’Organizzazione mondiale della sanità entro 24 ore di qualsiasi accadimento che possa rappresentare un’emergenza di sanità pubblica a livello internazionale. “Una comunicazione che non è stata effettuata”, ha detto Perone all’Adnkronos.
Una class action è stata presa in considerazione anche dal Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) anche se, come ha precisato il presidente Carlo Rienzi, l’iniziativa “è ancora in fase di studio e non si hanno ancora prove sulla responsabilità di Pechino”.
Se in Italia e in Europa le iniziative sono ancora allo stato iniziale, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti stanno procedendo rapidamente. Il centro di ricerca inglese Henry Jackson Society ha già pubblicato un dettagliato rapporto in cui vengono approfondite prove che evidenziano la violazione della Cina dei trattati sanitari internazionali. Ritardi nella gestione iniziale della diffusione del virus che hanno provocato migliaia di morti e una crisi economica globale. Accuse che la Cina ha sempre respinto, rivendicando di aver agito con trasparenza dal principio.
Negli Stati Uniti la Cina è stata prima di tutto criticata pubblicamente dal presidente Donald Trump: “Se è stato un errore, è stato un errore. Ma se sono deliberatamente responsabili, dovrebbero esserci conseguenze”, ha detto il presidente nei giorni scorsi. Poi, oltre all’iniziativa del procuratore del Missouri, ne sono state promosse altre da gruppi di cittadini, imprese e importanti studi legali anche a New York, in Texas, in Florida e in California.
Un caso particolare invece è rappresentato dall’iniziativa individuale di Ashish Sohani, avvocato di Mumbai, che ha richiesto un risarcimento di 2.5 trilioni di dollari, denunciando alla Corte penale internazionale dell’Aia il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, e quattro alti ufficiali cinesi per “tradimento dell’umanità“.
Mario Bonito