Mentre il presidente Donald Trump freme per riaprire il paese e rilanciare l’economia in vista delle presidenziali di novembre, negli Stati Uniti ieri si sono registrati altri 59.400 casi di coronavirus. A riportarlo è il New York Times.
I contagi hanno superato quota tre milioni e il virus continua a diffondersi molto velocemente a Ovest e a Sud. Gli stati più colpiti da questa ‘seconda ondata’ sono Texas, California, Arizona Tennessee, Utah e West Virginia, che mercoledì hanno registrato il record di casi giornaliero. In Texas sono ci sono stati 9.990 nuovi positivi, mai così tanti per il terzo giorno di fila.
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Il virologo Anthony Fauci, intervistato dal Wall Street Journal, ha consigliato agli stati più colpiti di considerare nuove misure restrittive. “Non sta a me dirlo – ha però proseguito – perché ogni stato è diverso”. Sempre secondo i dati del New York Times, da due giorni il numero complessi di contagi negli Usa è aumentato del 72%.
In questa situazione d’emergenza la scuola è al centro del conflitto americano. Ieri Trump, dopo che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie ha preso tempo per pubblicare nuove linee guida, ha minacciato di tagliare i fondi se non riaprono. “In Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia e molti altri paesi – ha twittato il presidente – le SCUOLE SONO APERTE SENZA PROBLEMI. I democratici ritengono che sarebbe negativo per loro da un punto di vista politico se le scuole americane aprissero prima delle elezioni di novembre, ma è importante per i bambini e le famiglie. Potrebbero essere tagliati i fondi se non aprono”. John Bolton aveva forse torto quando scriveva che il tycoon fa tutto in funzione elettorale? Chissà. La riapertura delle scuole è fondamentale, ma non può essere al centro di ricatti politici.
La decisione comunque non spetta al governo centrale, ma ai singoli stati. “Le riapriremo se sono sicure”, ha commentato Andrew Cuomo, il governatore dello stato di New York, il più colpito dall’inizio della pandemia.
Mario Bonito