Stando a quanto affermato stamane dal commissario Ue Paolo Gentiloni, l’ottimismo sembrava aver preso il sopravvento. “Se capovolgiamo la discussione da Mes e Coronabond sugli obiettivi e come finanziarli – ha dichiarato Gentiloni a Radio Capital – sono positivo che la strada per trovare un’intesa si può trovare”. In realtà, come vedremo, le cose non sono affatto ‘semplici’ anzi, al momento si rischia l’ennesimo stallo, viso che la discussione è al centro di un tavolo ‘affollato e poco concorde’.
Poco fa infatti Eric Mamer, portavoce capo della Commissione Ue, incontrando i giornalisti a Bruxelles ha fermato che certamente la Commissione è a conoscenza del fatto che tra i paesi membri “c’è un dibattito” rispetto alle misure da intraprendere comunemente per affrontare la crisi economica seguita all’emergenza da coronavirus, e che “alcuni Stati membri hanno sottolineato i vincoli specifici che hanno davanti quando si tratta di eurobond, coronabond o strumenti di questo tipo. Questi vincoli ci sono – ha ribadito Mamaer – e non possiamo semplicemente ignorarli: fanno parte del dibattito“. Come dire: se non vi mettete d’accordo che possiamo fare?
Dal canto suo Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, ha sottolineato che ”l’elemento centrale, il più importante di tutto questo dibattito, è far sì che abbiamo una risposta coesa alla crisi. E che non abbiamo una risposta che crei, in qualche modo, una spaccatura tra gli Stati membri basata sulla loro capacità di affrontare gli effetti della crisi. Questa è la base sulla quale sta lavorando“. Insomma c’è poco da fare: “serve consenso – ha rimarcato il portavoce Ue – senza non c’è uscita dalla crisi”.
“Motivo per cui – E’ per questo – ha aggiunto Mamer – che il bilancio pluriennale dell’Ue, diviene un elemento così centrale del piano di ripresa che presenteremo. A parte questo, quello che diciamo è che tutte le opzioni sono sul tavolo: servono opzioni che siano veloci, efficaci e basate sul consenso tra tutti gli attori, e in particolare tra gli Stati membri. Questa è la chiave – tiene a ribadire per l’ennesima volta – per avere una risposta all’altezza delle sfide che la crisi provocata dal coronavirus ci pone di fronte”.
Intanto, in relazione al paventato rischio del settore automotive tedesco il quale (stando al report stilato dal ‘Centre for Automotive Research’ dell’Università di Duisburg-Essen), di tagliare entro l’anno centinaia di migliaia di posti di lavoro, per via della sovracapacità produttiva (che al momento avvantaggerebbe soltanto Berlino), Mamer ha invece tenuto a precisare che “abbiamo bisogno di un piano di ripresa che funzioni per tutta Europa”.
Max