Il primo, Cesare Chiominto (Cori 1920 2003), contraddistinto da una personalità artistica di alto livello, non solo locale, curò un inestimabile lavoro sul dialetto corese, condensando in tre opere, «Lo parlà forte della pora ggente», «Còri mé bbéglio», «Il dizionario corese italiano», una cultura millenaria, espressa nelle piccole cose di ogni giorno. Ha tratto ispirazione dalla quotidianità del lavoro dei campi, dei vetturali, dei pastori; dalle osterie ingoiate dalla civiltà del fast food; dalla continua frequentazione della povera gente, protagonista delle sue poesie. Districandosi tra il comico ed il drammatico, ha reso onore e dignità all’espressivo linguaggio dei contadini, arrivando a tradurre Marziale in corese. Il secondo, Elio Filippo Accrocca (Cori 1923 Roma 1996, riposa a Cori) fu allievo ed amico di Giuseppe Ungaretti, decisivo per la sua formazione poetica. Annoverato tra i grandi poeti postbellici italiani, fu il capostipite del Gruppo di Portonaccio. La sua vita intensa e solcata da vari lutti familiari fu l’ispiratrice di versi dolorosi. Ma nelle sue opere ha cantato anche la città di origine, luogo dell’infanzia e della memoria del mondo antico, consapevole della sua fondazione leggendaria e della sua storia pre-romana, dove nacque da padre ferroviere, di umili origini popolane. Un artista e un intellettuale a tutto tondo, che seppe vivere intensamente il suo tempo, forte della sua fede nella poesia da lui definita un remo per approdare nel nuovo millennio.