La Corea del Nord ha fatto esplodere il Liaison Office inter-coreano, l’ufficio di collegamento tra Pyongyang e Seul. Rappresentava il primo esempio di comunicazione costante tra i due paesi dall’inizio della Guerra coreana del 1950-1953, il simbolo del dialogo fra le due Coree. Si trovava a Kaesong, poco sopra al 38° Parallelo, la città più a Sud della Corea del Nord. La minaccia era stata lanciata sabato da Kim Yo-jong, l’influente sorella del leader nordoreano Kim Jong-un: “Entro breve si assisterà ad una scena tragica riguardante l’inutile ufficio di collegamento Nord-Sud ormai al collasso”.
Aperto nel settembre del 2018 per facilitare la cooperazione intercoreana, l’ufficio di collegamento aveva favorito il dialogo tra Kim e il presidente sudcoreano, Moon Jae-in. La settimana scorsa però la Corea del Nord aveva attaccato il Sud definendolo un nemico e minacciato di interrompere tutte le comunicazioni. Le cause? È la risposta di Kim al lancio da parte di attivisti del Sud di palloni aerostatici contenenti materiale di propaganda nella zona di confine fra i due paesi. Ma probabilmente è anche un modo per farsi sentire da Seul affinché faccia pressioni sugli Stati Uniti per rivedere le sanzioni nei suoi confronti.
Non si è fatta attendere la replica sudcoreana, che ha definito la mossa di Pyongyang un “tradimento delle aspettative di quanti auspicano lo sviluppo di relazioni intercoreane”. “Avvisiamo in modo determinato – ha detto al termine della riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale Kim You-geun, numero due dell’organismo sulla sicurezza della presidenza – che risponderemo con forza se la Corea del nord dovesse intraprendere un’azione che peggiori ulteriormente la situazione”.
Mario Bonito