Il tema del coprifuoco “è diventato un dibattito politico e il mondo scientifico, di fronte ai dibattiti politici, fa un passo indietro”. Messa in chiaro la premessa, però, “a mio avviso non è un’ora in più o un’ora in meno che cambierà la dinamica dell’epidemia” di Covid-19. Lo spiega all’Adnkronos Salute Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. A fare la differenza sono invece “i comportamenti generali delle persone”. Cruciali, avverte l’esperto, ancor più “in questa fase molto delicata in cui potremmo andare verso l’azzeramento dei casi, soprattutto gravi. E ci sono buone probabilità che vada a finire così – auspica lo specialista – perché se i casi sono scesi l’anno scorso senza vaccino, a giugno-luglio, potrebbero a maggior ragione scendere quest’anno con la popolazione vaccinata”.
Ecco perché, ponendosi questo come obiettivo, “dobbiamo avere comportamenti attenti – esorta Signorelli – tra i giovani specialmente”, ma non solo, fra tutti “nei rapporti interpersonali. Quindi mascherine, distanze e igiene”. E’ vero, sottolinea il docente, “non ci sono dati scientifici che ci dicono quanto il coprifuoco tutela. Non ci sono evidenze e chi prova a cercarle non le troverà, anche perché è piuttosto difficile produrle. C’è la sensazione, tuttavia, che nelle ore serali ci siano più interazioni nei luoghi di aggregazione e che ci siano meno possibilità di controllare e intervenire”.
“Bisognerebbe trovare un giusto equilibrio”, è l’invito di Signorelli. Da un lato “garantire le attività economiche, che giustamente chiedono di poter riaprire senza grandi limitazioni, ma allo stesso modo”, dall’altro lato, “anche evitare di compromettere una curva calante che, se dovesse andare a zero, poi ci darà la possibilità di sperare in maggiori libertà”.
Ma cosa risponderebbe l’igienista a chi vorrebbe non solo posticipare, bensì eliminare del tutto il coprifuoco? “Non entro nel dibattito politico – ripete l’esperto – Baderei solo ai segnali che diamo, che sono importanti. Una completa eliminazione, secondo me, potrebbe anche essere letta come ‘è finito il problema’. E il problema finito non è”.