“I Presidenti del Senato e della Camera, Casellati e Fico, hanno inviato una lettera al Presidente del Copasir, Volpi, con la quale hanno comunicato gli esiti delle loro comuni valutazioni rispetto alla composizione del Comitato e alla sua Presidenza, il cui assetto, a seguito della formazione dell’ampia maggioranza parlamentare di sostegno al Governo Draghi, non corrisponde più alle previsioni recate dalla legge n. 124 del 2007”. E’ quanto si legge in una nota congiunta del presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e del presidente della Camera, Roberti Fico, sulla vicenda Copasir.
“Nella lettera -prosegue la nota- i Presidenti spiegano le ragioni giuridiche in base alle quali non possono mettere in atto alcun intervento di carattere autoritativo sul Comitato. Non possono infatti né imporre dimissioni, né revocare i componenti, né sciogliere o dichiarare l’organo decaduto. Ne consegue che la richiesta formulata dai Gruppi di Fratelli d’Italia della Camera e del Senato, finalizzata a veder attribuita la Presidenza del Copasir a un parlamentare di opposizione, potrà essere soddisfatta esclusivamente attraverso accordi tra le forze politiche, che i Presidenti si riservano di verificare in sede di Conferenza dei Capigruppo. I Presidenti infine -conclude la nota- chiariscono che il Copasir allo stato attuale può operare nella pienezza delle sue funzioni”.
“Lascia francamente scandalizzati la decisione dei presidenti di Camera e Senato di rimandare ad “accordi politici” ciò che entrambi sanno essere previsto dalla legge, tanto che lo confermano esplicitamente, e che loro – secondo il principio di autodichia – sarebbero tenuti a far rispettare. Seppure non abbiano poteri ‘autoritativi’, come scrivono, infatti, permane il loro potere di indirizzo. Invece l’onorevole Fico e la senatrice Casellati decidono pilatescamente di non esercitare la loro autorità e consentono così che si violi una norma di garanzia a tutela della tenuta delle istituzioni”. Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, sentito il presidente Giorgia Meloni.
“Ancora più incomprensibile è l’affermazione finale contenuta nella missiva dei due presidenti, secondo i quali l’organo potrebbe intanto operare anche in contrasto con la legge. Ci aspettiamo un intervento di moral suasion del Presidente della Repubblica Mattarella e attendiamo di vedere cosa diranno i rappresentanti dei partiti negli uffici di presidenza, se vorranno rendersi complici di una violazione delle norme che non ha precedenti o se preferiranno, come speriamo, ricordare che le regole valgono per tutti e sono a garanzia di tutti. Ieri, oggi e domani”, concludono Lollobrigida e Ciriani.
Fonti vicine al Copasir sottolineano all’Adnkronos come il ‘verdetto’ emesso da seconda e terza carica dello Stato, di fatto richiami quanto successo con la presidenza D’Alema al Copasir, il caso del 2011 che vide l’ex premier restare in sella nonostante il cambio di governo, da Berlusconi a Monti. Inoltre, punto fermo è il fatto che “il comitato è legittimato ad andare avanti”, dicono le stesse fonti, facendo implicito riferimento ai dossier caldi, a partire dal caso di spionaggio russo, il caso Biot, emerso negli scorsi giorni, a quello dell’ambasciatore Attanasio, ucciso nella Repubblica democratica del Congo lo scorso febbraio.
“Questo parere” dei presidenti delle due Camere circa l’impossibilità di imporre dimissioni e la necessità di un accordo politico “andrà valutata in capigruppo. Quello che importa è che si possa continuare a lavorare: dal parere si evince che siamo legittimati a farlo. Abbiamo lavoro arretrato da portare avanti nell’attesa si risolva questa questione”, dice la deputata M5S e membro del Copasir Federica Dieni.
Lettura condivisa da fonti del Copasir contattate dall’Adnkronos: “Casellati e Fico confermano esattamente quello che è il precedente del 2011”. “Di fatto il presidente è legittimato ad andare avanti e quindi ad operare”, è la riflessione che viene data dalle stesse fonti, vicine al dossier Copasir. “Quindi è la conclusione: non vi è nulla di illegittimo nell’attuale comitato, così come è composto”. Qualcun altro vicino al dossier Copasir ricorda come non sia presente, nella lettera di Casellati-Fico nessuna richiesta di dimissioni di Volpi, che “invece erano state presentate, messe a disposizione quasi due mesi fa”.
Ecco il testo integrale della lettera che i presidenti di Senato e Camera hanno inviato al presidente del Copasir:
“Gentile Presidente, rispondiamo alla Sua lettera del 23 febbraio scorso, con la quale ha ritenuto opportuno mettere a disposizione il mandato di Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – anche richiamando l’analoga iniziativa assunta nel corso della XVI legislatura dal Presidente pro tempore del Comitato, deputato Massimo D’Alema – in attesa delle nostre valutazioni sulle eventuali conseguenze prodotte dai mutati equilibri parlamentari e dalla formazione del nuovo Governo sull’assetto del Comitato medesimo, con particolare riferimento alla sua composizione ed alla individuazione del Gruppo cui spetta la Presidenza alla luce delle previsioni contenute nell’articolo 30 della legge n. 124 del 2007″, è l’inizio del testo.
“La citata disposizione prevede, al comma 1, che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è ‘composto da cinque deputati e cinque senatori, nominati entro venti giorni dall’inizio di ogni legislatura dai Presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni e tenendo conto della specificità dei compiti del Comitato’. Quanto alla presidenza, il comma 3, secondo periodo, del predetto articolo stabilisce che ‘Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai Gruppi di opposizione’”.
“Al riguardo – scrivono Casellati e Fico – Ella fa presente che tali previsioni ‘vanno peraltro contemperate con i principi di proporzionalità della rappresentanza dei Gruppi parlamentari all’interno del Comitato stesso e devono pertanto assicurare, per quanto possibile, la più ampia partecipazione delle forze politiche alle delicate funzioni di controllo ad esso attribuite’”.
“La problematica evidenziata nella Sua lettera – sollevata anche, con esclusivo riferimento alla Presidenza dell’organo, dai Presidenti dei Gruppi parlamentari Fratelli d’Italia della Camera e del Senato con lettera indirizzataci lo scorso 8 marzo – appare in effetti analoga a quella posta nella XVI legislatura dal Presidente pro tempore del Comitato conseguentemente alla formazione, nel 2011, di un Governo sostenuto, nella sua fase genetica, da una maggioranza parlamentare di consistenza superiore al novanta per cento e dalla collocazione all’opposizione di un solo Gruppo, che rappresentava, in entrambe le Camere, meno di un decimo del plenum”.
“In quella occasione, i Presidenti dei due rami del Parlamento, d’intesa fra loro, ritennero che, nel descritto contesto parlamentare, la meccanica applicazione del criterio di rappresentanza paritaria previsto dalla legge n. 124, lungi dal realizzare l’obiettivo cui tende la previsione legislativa – vale a dire quella di associare maggioranza ed opposizioni nell’esercizio di funzioni di controllo particolarmente delicate, da sottrarre ad una logica di mera prevalenza numerica – si sarebbe risolta, invece, in un macroscopico sovradimensionamento della rappresentanza dell’unico Gruppo di opposizione, con snaturamento totale della ratio sottesa alla composizione paritaria”.
La lettera così prosegue: “A ciò si aggiungeva che il requisito legislativo della composizione paritetica del Comitato attenua, ma non esclude, l’applicazione del principio costituzionale della proporzionalità, richiamato espressamente dalla stessa legge n. 124, che – anche quando temperato da previsioni legislative speciali – non può che informare la composizione di tutti gli organi parlamentari. L’applicazione del criterio della composizione paritetica avrebbe invece condotto, nella circostanza occorsa nella XVI legislatura, ad un evidente sovradimensionamento della rappresentanza di un solo Gruppo, determinando una inammissibile, evidente violazione del richiamato principio costituzionale e legislativo della proporzionalità”.
Inoltre: “Alla luce di tali considerazioni, ed anche al fine di garantire l’obiettivo – insito nel sistema – della stabilità dell’assetto complessivo dell’organo, del quale del resto la legge non prevede il rinnovo nel corso della legislatura, i Presidenti dei due rami del Parlamento, come precisato nella lettera a firma congiunta inviata in data 23 dicembre 2011 al Presidente pro tempore del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, valutarono non praticabile la possibilità di un loro intervento sulla composizione del Comitato, né sussistenti le condizioni per ipotizzare una sostituzione del Presidente dell’organo, anche in considerazione del principio generale in base al quale i Presidenti degli organi parlamentari, in ragione delle funzioni di garanzia da essi svolte per assicurare il buon funzionamento complessivo dei collegi cui sono preposti, non possono essere oggetto di revoca”.
“Riteniamo che le considerazioni richiamate e le relative conclusioni non possano che trovare coerente applicazione, con riferimento alla composizione del Comitato, anche nella attuale situazione: questa risulta infatti connotata, come quella richiamata nella Sua nota, da una maggioranza parlamentare di consistenza superiore al novanta per cento e dalla collocazione all’opposizione – in entrambe le Camere – del solo Gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, avente peraltro una consistenza numerica corrispondente a poco meno del 6 per cento dei seggi complessivi delle due Camere, inferiore a quella che avevano i Gruppi Lega Nord Padania nella XVI legislatura. Da ciò consegue che le ragioni che nel 2011 avevano condotto a ritenere non sussistenti i presupposti per procedere a un rinnovo della composizione dell’organo appaiono nel contesto attuale confermate nella loro validità atteso che una eventuale revisione della composizione del Comitato, finalizzata a garantire la pariteticità tra maggioranza e opposizioni, determinerebbe una palese sovra-rappresentazione dei Gruppi Fratelli d’Italia”.
Si aggiunge poi come “quanto al secondo profilo, concernente la Presidenza del Comitato – nel concordare con le valutazioni espresse dai Presidenti delle due Camere nel 2011 in merito al principio generale di irrevocabilità dei Presidenti degli organi parlamentari – va osservato come la disposizione recata dall’articolo 30 della legge n. 124, che prevede che il Presidente del Comitato sia eletto tra i componenti appartenenti ai Gruppi di opposizione, collochi tale requisito al momento della formazione del Comitato, organo per il quale, a differenza per quanto avviene per le Commissioni permanenti e per altri organi parlamentari, non è prevista alcuna forma di rinnovo nel corso della legislatura; dal sistema delineato dalla legge – che non disciplina peraltro alcuna ipotesi di decadenza dalla carica del Presidente – non può che conseguire dunque, come rilevato dai Presidenti delle due Camere nella citata lettera del dicembre 2011, la stabilità dell’assetto complessivo del Comitato anche per quanto riguarda la Presidenza”.
“Alla luce del complesso di tali considerazioni – ancorché nel contesto attuale siano ravvisabili alcuni elementi di differenza rispetto al richiamato precedente del 2011, relativamente alla composizione non esclusivamente tecnica dell’Esecutivo – non possiamo che ribadire come, anche nella presente situazione, non sussistano i presupposti giuridici per un intervento di tipo autoritativo da parte delle Presidenze delle Camere e come pertanto allo stato attuale il Comitato possa operare nella pienezza delle sue funzioni”, è la parte finale del testo congiunto di Senato e Camera.
“L’obiettivo di corrispondere all’esigenza sottesa alla richiesta formulata dai Gruppi Fratelli d’Italia potrà dunque essere realizzato esclusivamente attraverso accordi generali tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, la cui percorribilità ci riserviamo di verificare nelle sedi opportune. Con i migliori saluti”, conclude l’intervento di seconda e terza carica dello Stato.