L’Italia è scesa dal 29º al 44º posto nella classifica delle performance climatiche tra i principali paesi del mondo, registrando una perdita di 15 posizioni. Questo crollo è principalmente attribuito a una politica climatica nazionale considerata inadeguata nell’affrontare l’emergenza del cambiamento climatico. I dati emergono dal rapporto annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute, realizzato con Legambiente per l’Italia e presentato in occasione della Cop28 a Dubai.
Il report analizza 63 paesi, oltre all’Unione Europea, responsabili del 90% delle emissioni globali. Sorprendentemente, le prime tre posizioni nella classifica sono rimaste vuote, indicando che nessun paese ha raggiunto le prestazioni necessarie per affrontare l’emergenza climatica e contenere il surriscaldamento entro la soglia critica di 1,5 gradi Celsius. La Danimarca si è classificata al quarto posto grazie alla significativa riduzione delle emissioni e allo sviluppo delle energie rinnovabili, seguita da Estonia e Filippine.
L’Italia, al contrario, sembra peggiorare nonostante il boom delle energie rinnovabili. L’attuale Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) è criticato per consentire solo un modesto taglio delle emissioni entro il 2030. Legambiente sottolinea l’importanza di un accordo ambizioso alla Cop28 per triplicare la capacità delle energie rinnovabili, raddoppiare l’efficienza energetica e avviare il progressivo abbandono dei combustibili fossili. Solo con una drastica riduzione dell’utilizzo di carbone, gas e petrolio si può sperare di mantenere l’obiettivo di contenere il surriscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi Celsius.