Convegno anti-fake news, esperti sottoscrivono documento

Si sono conclusi i lavori del convegno, “Effetti della disinformazione, dai conflitti alla quotidianità” che si è tenuto presso la sede di Adnkronos Roma in Piazza Mastai, 9. L’evento è stato organizzato da UniPace Roma- Nazioni Unite, in partnership con la Web Press Media Reporter Association e la sponsorship di Wrep, il Web Reporter Eu Registry. Al centro del dibattito il contrasto alla diffusione di notizie false, scarsamente verificate o manipolate, uno dei più importanti strumenti per la creazione di un futuro più equo e luminoso. I relatori presenti, al termine della discussione, si sono riuniti intorno a un documento programmatico poi divenuto un vero e proprio manifesto, che si può continuare a sottoscrivere anche su Change.org. Tema cardine del convegno, si legge in una nota degli organizzatori, sono state le cause e i principali effetti delle massicce campagne di disinformazione sull’origine del Covid- 19, che hanno coinvolto non solo l’opinione pubblica, ma hanno permesso ad alcuni Paesi, tramite notizie false o manipolate, di mettere in atto politiche strategiche in materia di rapporti internazionali. 

L’incontro ha affrontato la tematica grazie al contributo di undici personalità. Il gruppo di esperti, tra questi, Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare presso l’Università Campus Biomedico di Roma e l’avvocato Edoardo Polacco, penalista, difensore dei diritti civici e social influencer, ha analizzato il fenomeno a partire dalle sue radici storiche, fino ad arrivare ai giorni nostri, smascherando le principali fake news in ambito medico e scientifico, come, ad esempio, riguardo l’origine del Covid, focalizzandosi su come esse abbiano ampia diffusione grazie ai social media e su quali siano i possibili effetti sulle politiche nazionali e sugli equilibri internazionali.  

A spiegare la portata del fenomeno è stato Maurizio Pizzuto, direttore dell’agenzia di stampa Prima Pagina News: “La costante crescita dei canali di informazione – ha affermato – ha generato, tra le altre conseguenze, anche il fenomeno increscioso delle fake news. Diciamolo con chiarezza. Non è possibile tollerare manipolazioni e falsificazioni di informazioni fondamentali, soprattutto in una fase di emergenza epocale come questa. Questa è una piaga che esiste da tempo, tanto da averci fatto sostenere di essere i ‘medici’ delle fake news”. 

“Il forte impatto che le fake news hanno avuto sul dibattito riguardante la pandemia ha fortemente condizionato l’operato degli Stati anche nei protocolli introdotti dalle autorità sanitarie”. Lo ha ricordato il Prof. Giulio Tarro, già Primario dell’Ospedale Cotugno per le malattie infettive e già candidato al Nobel per la medicina: “L’orientamento portato avanti dagli organi di stampa ha spesso rispecchiato la visione univoca della sanità italiana. Solo adesso – ha dichiarato – con la stabilizzazione della situazione, ci si sta aprendo al dibattito e al confronto con altri Paesi. Dovremmo guardare infatti al Regno Unito, dove da luglio sono state revocate tutte le restrizioni, ai Paesi nordici e alla Cina, che dopo il picco pandemico ha risolto la situazione”. 

Tutto ciò, ricordano gli organizzatori del convegno, si riflette anche nell’ambito dei rapporti internazionali, minati da una comunicazione carente o faziosa. È il caso della Cina, approfondito dalla professoressa Daniela Caruso: “Ritengo che una riflessione sulla Cina rappresenti la pietra angolare del più vasto discorso sui gravi effetti della disinformazione e delle fake news, sulle quali influisce anche la scarsa conoscenza di un paese così lontano e diverso. Tutto ciò è anche rappresentativo del rapporto esistente tra politica e media; il nostro paese è al quarantunesimo posto nel mondo per libertà di informazione. L’auspicio è per una maggiore riflessione, da parte di tutti, sul valore etico della responsabilità; è con la diplomazia, la mediazione, la cultura ed il rispetto reciproco che si costruiscono ponti di dialogo”. 

Un augurio, quest’ultimo, condiviso anche da Mario Baccini, già ministro della funzione pubblica, già Sottosegretario del ministero degli Affari Esteri, già vicepresidente del Senato, oggi presidente dell’Ente nazionale per il microcredito: “Come si può combattere – ha osservato – l’ipocrisia della disinformazione? Con i mezzi messi a disposizione dalla Comunità Europea e dai governi nazionali, ma anche con la cultura, alimentata dalle nostre università, una profonda riflessione sui principi di etica e morale che dovranno formare l’uomo di domani. Nell’incertezza della disinformazione bisogna affidarsi alle istituzioni, che dovranno esprimersi sui valori etici alla base dell’esercizio della comunicazione”. 

La conferenza non mirava soltanto a focalizzare i contorni della materia, ma anche a ricercare politiche d’intervento per portare avanti la lotta contro la disinformazione coinvolgendo sempre più attori possibili. Durante l’evento è stato infatti presentato un manifesto contenente tutti i principi programmatici di tale azione di contrasto. A introdurlo è stato Enea Franza, direttore del Dipartimento Scienze Politiche dell’Università Internazionale della Pace e moderatore dell’incontro: “Tutti gli interventi che abbiamo ascoltato – ha ricordato – hanno evidenziato ancora di più quanto sia indispensabile lavorare per raggiungere la verità, anche attraverso la condivisione delle informazioni. La strada da percorrere non è certamente facile, per questo abbiamo deciso di lanciare questo documento programmatico come pietra miliare di un nuovo cammino fruttuoso”. 

Il manifesto che ha chiuso i lavori auspica anche la realizzazione di nuove iniziative di promozione e sensibilizzazione sul tema, che continueranno a coinvolgere i principali macro-temi politici, storici, sociali, scientifici e tecnologici spesso inficiati da comunicazioni distorte, nate per veicolare messaggi specifici dettati da una scarsa conoscenza degli argomenti o da fini politici ed economici non dichiarati. Un ulteriore impegno che vi si prefigge, inoltre, è quello di “elaborare pratiche per tutelare la consapevolezza e la responsabilizzazione degli utenti, delle istituzioni e degli organi di stampa rispetto alle fake news, attraverso un approccio scientifico e indipendente dalle politiche di possibili Paesi ingerenti”.