Più contributi e informazione sulle protesi acustiche: una soluzione che in Italia potrebbe aiutare molti anziani.
Sono sempre più frequenti i casi di anziani che riscontrano problemi di udito: una patologia che crea non sono problemi a livello fisico, ma anche psicologico e sociale. Ora però arriva una proposta che potrebbe dare un grande contributo a quanti risultano affetti di questo disturbo: più informazione sulle nuove protesi acustiche hi-tech e contributi allacquisto da parte del Servizio sanitario nazionale. La proposta arriva da Carlo Antonio Leone, direttore dellUnità operativa complessa di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale dellAzienda dei Colli, ospedale Monaldi di Napoli, intervenuto a Milano in occasione della presentazione della ricerca internazionale Generazione 55 special, condotta da Ipsos e promossa da Amplifon. Secondo lOrganizzazione mondiale della sanità, sono 466 milioni le persone che convivono con un disturbo disabilitante delludito, destinate a salire a 900 milioni entro il 2050. In Italia i pazienti sono oltre 7 milioni, quasi 2 over55 su 10 (17%) stando allindagine Ipsos, appena il 25% dei quali indossa apparecchi ad hoc. “Se si pensa che tutte le relazioni passano attraverso la comunicazione orale – spiega Leone – si può ben capire come un deficit sensoriale uditivo possa limitare la qualità della vita, favorendo lisolamento che è il primo passo verso una fase depressiva e di decadimento cognitivo”. Il fatto che soltanto un quarto dei pazienti con ipoacusia ricorra alle protesi acustiche dimostra che “cè ancora molto da fare”, evidenzia lesperto. Innanzitutto “sul piano dellinformazione, diffondendo una buona conoscenza delle nuove opportunità disponibili”. Ma “unaltra cosa importante, anche da un punto di vista del sistema sanitario – aggiunge lotorinolaringoiatra – è comprendere il ruolo che possa avere, per un completo reinserimento nella società, dare un supporto per lacquisto di queste attrezzature”. Insieme allinformazione, porterà a “una percentuale ottimale” di users: “Circa il 50%, come in altri Paesi europei”. “Non portare lapparecchio acustico quando se ne ha bisogno significa andare incontro a depressione e demenza”, conferma Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di scienze dellinvecchiamento, neurologiche, ortopediche e testa-collo della Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs di Roma e presidente di Italia Longeva, che ricorda come il nostro Paese spicchi per “unaspettativa di vita record, ma anche per un numero minore di anni trascorsi senza disabilità: rischiamo di arrivare tutti a 90 anni, però dementi”. E per combattere stigma e resistenze, lo specialista lancia unidea: “Facciamo mettere una protesi al Don Matteo della tv”. “Oggi la tecnologia ci dà un aiuto straordinario – riprende Leone – tanto che in medicina lunica attività sensoriale che possiamo recuperare è proprio ludito”. Lesperto pensa alle “nuove protesi ad amplificazione collegate con tutti i network sociali”, che “hanno dimostrato di rallentare il decadimento cognitivo in pazienti con Alzheimer in fase iniziale”. E “per chi non può usufruire dei loro vantaggi cè limpianto cocleare, il cosiddetto orecchio bionico in grado di restituire a una piena vita sociale ai bambini che nascono completamente sordi a causa di malattie congenite. Ci sono stati piccoli che abbiamo sottoposto a impianto alletà di 18 mesi, e che hanno recuperato al punto da partecipare alle selezioni dello Zecchino dOro”. Il mondo dellindustria è al lavoro e la novità sono dispositivi smart capaci di parlare con lo smartphone: “Abbiamo lanciato questanno una nuova applicazione – riferisce Federico Bardelli, General Manager di Amplifon Italia – con una linea di prodotti che si collegano a questa App e fanno parte di un ecosistema digitale che ci permette di seguire i bisogni dei consumatori fin dallinizio, offrendo un servizio migliore e sempre più personalizzato. Linterazione fra device e App consente di collegare il prodotto e capire come usarlo; un algoritmo ci permette di dare consigli pratici allutente che può anche prendere appuntamenti direttamente con la filiale e individuare il nostro centro più vicino”, e nuovi servizi di assistenza da remoto arriveranno in futuro. “Il gruppo è in continuo sviluppo – afferma Bardelli – Da poco abbiamo fatto unacquisizione importante in Spagna e aperto una joint venture in Cina. Il piano dei prossimi 3 anni recita una crescita a singola cifra alta e una continua espansione della marginalità”.