Continuano le bombe a Donetsk, oggi il summit sulla situazione ucraina di Gianmarco Chilelli

Fra poche ore si sapranno i risultati del vertice di Minsk, a cui, per individuare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, stanno partecipando Hollande, Merkel, Poroshenko e Putin. Il summit ha fra gli obiettivi, come ha reso noto nei giorni scorsi il presidente russo in visita in Egitto per dichiarare la costruzione in loco di una centrale nucleare, quelli di definire la linea del fronte, stabilire il controllo delle frontiere russo-ucraine, stabilire lo status delle regioni separatiste, che secondo la Russia dovrebbe essere di stampo federalista, mentre Poroshenko è disposto a concedere al più un decentramento, e una stima delle forze per mantenimento della pace, riguardo le quali da Kiev arriva il no sulle proposte della Russia, che aveva pensato di affidare la pace a bielorussi e kazaki. Il conflitto tuttavia andrebbe considerato non solo come strategia geopolitica di una parte del mondo verso l’altro blocco ma anche come vera e propria richiesta di emancipazione di un popolo. Di fatti nell’est Ucraina la maggior parte di popolazione si sente di nazionalità russa pur essendo stata formalmente cittadina ucraina. Della dicotomia tra nazionalità e cittadinanza, stando a quanto affermato in una puntata di Servizio Pubblico di poco più che un anno fa da Nicolai Lilin, scrittore di cittadinanza moldava ma nazionalità russa e autore di “Educazione Siberiana”, gli occidentali tendono a non rendersi conto e per questo non comprendono le ragioni alla base del conflitto. Intanto l’UE e gli USA agitano ancora lo spauracchio delle sanzioni economiche, che non hanno, in vero, portato a grandi risultati, con lo scopo di attenuare le richieste di Putin. In tutto questo l’Italia deve considerare che, come facente parte del blocco occidentale, qualora si dovessero inasprire i rapporti tra Russia ed UE, avrebbe bisogno di una fornitura di gas alternativa, che certo non sarà, per ovvie ragioni, quella della fornitura dagli Stati Uniti, come propose Obama in visita a Roma, ma probabilmente bisognerà rivolgersi all’ Africa settentrionale. Il ministro del Esteri Gentiloni fa sapere  in un’intervista a La Stampa -“Non riteniamo che la fornitura di armi all’Ucraina sia una buona idea. Speriamo nel successo del negoziato, per l’assetto delle regioni orientali potrebbe tornare utile il nostro modello del Sud Tirolo”-, proseguendo poi riguardo gli sviluppi del fallimento della soluzione diplomatica e la fornitura statunitense di armi all’esercito di Kiev asserisce -“Rispettiamo le idee e le eventuali decisioni degli Stati Uniti, che sono il nostro alleato maggiore, ma l’escalation delle armi è quella che metterebbe meno in difficoltà Putin”-. Nonostante la notizia dell’incontro odierno fra i vertici europei e Putin, non si placano le violenze e ancora stamane quattro persone sono rimaste uccise dai colpi d’artiglieria caduti nei pressi di una fermata del bus e di una fabbrica a Donetsk. Si auspica una fine quanto più vicina nel tempo e più pacifica possibile per il conflitto, in modo da poter stabilire nuovi e duraturi equilibri nelle zone più orientali del continente.