Molteplici e differenti le prese di posizione in Italia e allestero sulla vicenda dei migranti a bordo della Sea Watch. Dopo le parole di Strasburgo che, di fatto, hanno indicato le obbligatorietà italiane tra le quali non figura quella di autorizzare lo sbarco e le diverse prese di posizione molto differenti tra di loro che politici e diplomatici hanno preso in queste ore, il caso dei migranti a bordo della nave Sea Watch continua ad essere al centro del dibattito e delle possibili ruggini non solo interne, in Italia, ma anche a livello internazionale.
Allundicesimo giorno di attesa sulla Sea Watch, il ministro dellInterno Salvini aveva fatto sapere che in merito alla situazione dei migranti a bordo avrebbe dato lautorizzazione allattracco della Sea Watch a Siracusa solo qualora la Germania, stato a cui appartiene lorganizzazione umanitaria, o in alternativa lOlanda, stato di cui la nave batte bandiera, si fossero assunte la responsabilità. “In Italia abbiamo già accolto e speso anche troppo”, aveva dichiarato il vicepremier Salvini.
E intanto che un portavoce del ministero dellInterno tedesco chiariva che “il governo tedesco si è già dichiarato pronto con la Commissione Europa a un contributo solidale insieme ad altri Stati membri”, lOlanda invece, confermava la propria contrarietà a “misure ad hoc, serve soluzione strutturale”.
Del caso della Sea Watch 3 e dei migranti a bordo ha parlato anche Macron, come il premier Conte, a Cipro per il vertice “Med 7”. Il presidente francese ha indicato tre cardini dazione: “Sbarco nel porto più vicino, cioè lItalia. Distribuzione, dal quale la Francia non si è mai sottratta, e il diritto, fare in modo cioè che le ong rispettino le regole”. Ma a togliere via le castagne dal fuoco ci ha pensato Conte: il presidente del Consiglio ha spiegato che in questo momento cè la disponibilità al ricollocamento da arte di Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta.
Intanto Beppe Grillo tuonava: “Quei 47 bisogna farli scendere e sequestrare la nave”.