“Le donne continuano a essere vittime di violenze, di sopraffazioni, di vecchi retaggi culturali, ancora oggi capillarmente diffusi e spesso ‘giustificati’ dal troppo amore. Ma l’amore non uccide, non mortifica, non fa mai male. Abbiamo varato il Codice rosso per offrire alle donne che subiscono episodi di violenza un percorso preferenziale e accelerato di tutela. Ne stiamo monitorando l’attuazione e siamo pronti a renderlo ancora più efficace. Negli ultimi giorni in Italia si è compiuta una strage. Da nord a sud, dall’Alto Adige alla Sicilia, nell’arco di una settimana siamo costretti a registrare un bilancio orribile: madri e figlie hanno perso la vita per mano di compagni o ex-compagni. Più in generale, per quanto sia in calo il numero degli omicidi, quello dei femminicidi stenta ad abbracciare una decisa curva discendente“.
Purtroppo quello del femminicidio nel nostro Paese è un fenomeno che continua a ‘replicarsi’ di giorno in giorno da decenni (tanto è che siamo stati più volti severamente ‘bacchettati’ da Bruxelles) e, allo stato dei fatti, malgrado la buona volontà e le tante ‘chiacchiere’, non abbiamo ancora abbastanza elementi per poter intravedere nell’immediato un deciso cambio di tendenza.
“Insegniamo la cultura del rispetto nelle scuole”
Tuttavia il presidente del Consiglio, ‘turbato’ dagli ultimi accadimenti che hanno visto ancora una volte le donne restare a terra senza vita, ha promesso attraverso Facebook che quella al femminicidio è una ‘guerra’ che l’esecutivo intende vincere al più presto: “Siamo consapevoli che non è sufficiente agire solo sul piano normativo – scrive Conte – La violenza sulle donne è anche un problema culturale ed è per questo che lavoreremo nelle scuole, tra i ragazzi e le ragazze, perché è da lì che deve partire il cambiamento. È quanto ho ribadito anche agli studenti che qualche tempo fa ho incontrato in un istituto superiore di Roma, che ho visitato insieme ad alcuni parlamentari della commissione d’inchiesta sui femminicidi. Continueremo questi cicli di incontri sostenendo percorsi educativi che contribuiscano a diffondere la cultura del rispetto. Rispetto che passa anche dall’uso delle parole, dal linguaggio. Sensibilizzando le famiglie con il contributo di insegnanti ed educatori – rimarca il premier concludendo – questa battaglia si può vincere. Le nuove generazioni devono essere migliori di quelle che le hanno precedute“.
Max