Conte e le critiche di conflitto d’interesse pro Carige

Nelle ore caldissime in cui il premier Conte finisce sotto accusa dopo il meeting del consiglio dei ministri che ha approvato il decreto salva Carige con cui sostanzialmente il governo accetta di creare i presupposti per un ombrello pubblico e si dichiara in casi di necessità anche pronto ad un intervento di nazionalizzazione, arrivano caotiche polemiche e smentite risolute dalle due fazioni in causa.
Da una parte ovviamente Palazzo Chigi che difende Conte asserendo la sua totale estraneità a qualsiasi tipo di possibile conflitto di interesse. Dall’altra la schiera della opposizione che critica aspramente lo stesso Conte.
Il conflitto di interesse di Conte secondo la versione dell’opposizione nascerebbe dal fatto che, come indicato dal capogruppo dem in commissione Bilancio della Camera, Luigi Marattin “il presidente del Consiglio è stato socio di Guido Alpa, a lungo consigliere di Carige e della sua Fondazione. Conte stesso è stato consulente di Raffaele Mincione, banchiere socio Carige”. Affermazioni subito respinte da fonti di Palazzo Chigi: Il decreto salva Carige non avrebbe nulla a che fare con la figura del premier Conte e dunque non ci sarebbe “nessun conflitto d’interesse”.
Per quanto riguarda invece la stessa figura di Raffaele Mincione, fonti governative fanno sapere che il presidente Conte non è mai stato suo consulente né l’ha mai incontrato o conosciuto, neppure per interposta persona.
Il caos è evidente. Nelle ore post consiglio dei ministri e dell’approvazione del decreto salva Carige il premier Giuseppe Conte aveva parlato di intervento mirato a tutelare i risparmiatori, ma da più parti nell’opposizione lo avevano criticato. Prima di tutto sul piano squisitamente politico.
In primis era stato Matteo Renzi, che aveva sottolineato come il governo Conte e i due leader, Salvini e Di Maio, avrebbero dovuto ergognarsi dopo l’affaire Carige. In particolare Renzi si riferiva alle polemiche che i due esponenti politici ora al governo avevano alimentato durante il governo dello stesso ex segretario dem in merito alle manovre salva banche di quest’ultimo.
Anche Zingaretti si era unito, nonostante le diversità di vedute tra i due, a Renzi, nel nugolo dei critici.