‘Risolte’ – più o meno – alcune delle varie problematiche che angustiano il suo Movimento, nell’ambito di un’intervista con giornale online Tpi.it, affrontando diversi argomenti, il leader del M5S – come da copione – ‘non esclude’ di riallacciare i rapporti con il Pd.
Intanto la caduta del governo che, a detta di Conte, “Non ho cercato questa situazione, non l’ho provocata. Mi assumo però tutte le responsabilità del fatto che l’agenda che noi dobbiamo portare avanti deve essere un’agenda sociale ed ecologica. E non abbiamo ricevuto risposte da nessuno, ma anzi abbiamo riscontrato un’indifferenza persino del Pd”.
Riguardo ad eventuali alleanze – in realtà ‘vitali’ per il M5s – Conte spiega che “Più che la larghezza del campo è importante la forza e la coerenza del programma. E la sua praticabilità. Un dialogo col Pd non lo escludiamo. Ci saranno le premesse solo se il Pd vorrà schierarsi a favore dei più deboli, del lavoro, dei più giovani, delle donne“. Un’affermazione quest’ultima che, se pensiamo essere diretta ad un partito di sinistra, le cui priorità dovrebbero essere esclusivamente quelle indicate da Conte, fa capire come sia cambiata oggi la ‘politica’ in Italia…
Riguardo poi ‘allo scontro sul campo’, il leader pentastellato osserva che “Il rischio di una vittoria netta del centrodestra non mi lascia affatto indifferente. Ma le politiche di destra vanno contrastate con politiche più efficaci e adeguate. Non opponendo una democrazia ingessata in cui viene impedita aprioristicamente l’alternanza. Il Pd è un partito molto strutturato. Quello che non ha funzionato è la diagnosi della gravità della situazione che sta attraversando il Paese e la necessità di reagire. Proprio su questo si è prodotta una progressiva divergenza di vedute“.
Ed ancora, sull’esperienza appena terminata nella maggioranza: “Io ho sempre rispettato il prestigio del premier, ma ho anche ritenuto che per risolvere i problemi del Paese il prestigio di una singola persona non sia sufficiente. Mentre invece ho visto che il Pd si è affidato fideisticamente alla presunta agenda Draghi che però, almeno a noi, non è stata resa nota e che quindi non abbiamo potuto discutere. Con il Pd c’è stata un’esperienza concreta – il Conte 2 – che ha prodotto frutti positivi per il Paese, giudicata positivamente anche all’estero. Però quell’esperienza ha messo al centro la transizione ecologica, ha varato diverse misure nel segno dell’inclusione sociale, non lasciando indietro i più vulnerabili. Il Pd sembra aver accantonato quella esperienza rispetto a un indirizzo politico economico di segno diverso che Draghi ha deciso di perseguire“.
Dunque, prosegue l’ex premier nella sua analisi, “Quello che ha creato anche una difficoltà di dialogo interno, è che il Pd non si è dimostrato, almeno in alcuni suoi componenti, convinto di poter difendere quel percorso e quelle misure: quello che io chiamo un’agenda sociale ed ecologica. C’è qualcosa di molto profondo su cui interrogarsi. Quella strada il Pd l’aveva abbracciata per opportunità del momento o per vera convinzione? Il Pd sulla transizione ecologica come la pensa veramente?“.
Insomma non sono certo irrilevanti le vedute che attualmente sembrano separare il M5s dal Pd. A dimostrazione che ricucire non sarà certo una passeggiata, come stiamo vedendo è che Conte mostra di perseguire le sue ‘non perdonando niente’ agli ex alleati: “Perché se dopo aver condiviso il mio progetto di Green Deal, se dopo avere con i suoi ministri – lo stesso Gualtieri – ha sbandierato di essere il Paese che più ha sostenuto in linea con la Von Der Leyen la transizione ecologica a livello europeo, e poi appena cambia il quadro politico l’ex ministro Gualtieri cancella tutto quello che ha detto e dichiara di voler fare un inceneritore, oppure si rendono disponibili di fare nuove trivellazioni nei nostri fondali marini, mi fa pensare che quei principi ecologici e dell’economia circolare erano stati solo occasionalmente sposati, ma non convintamente. Un omaggio alla moda del momento“.
Max