(Adnkronos) – Ieri la risposta tagliente a Debora Serracchiani, oggi una serie di repliche mirate, ad personam, a Mario Monti, a Ilaria Cucchi, a Roberto Scarpinato, a Giuseppe Conte. Giorgia Meloni è particolarmente a suo agio quando c’è da discutere ‘uno contro uno’. La formula dell’intervento in replica, ieri alla Camera e oggi al Senato, mette il neo premier nelle condizioni di far valere le sue doti dialettiche, incassando insistiti applausi dalla sua maggioranza. Più adatta ai comizi che agli interventi istituzionali, sostengono dall’opposizione.
Sicuramente, i messaggi che lancia sul tetto ai contanti, sulla flat tax, sul neofascismo, dopo quello sulle donne che (non) camminano un passo dietro agli uomini, sono efficaci. Nel merito, si può discutere su ogni singolo punto ma, sul piano della comunicazione, difficile non riconoscere che le parole di Meloni funzionano. Anche grazie a formule retoriche che conosce bene e a un linguaggio più diretto e informale.
Per rispondere a Conte sul tetto al contante, usa le parole di un altro, un po’ decontestualizzate, per sostenere la sua tesi: “Ci sono paesi in cui il limite non c’è e l’evasione è bassissima, sono parole di Piercarlo Padoan, ministro dei governi Renzi e Gentiloni, governi del Pd”. Per rispondere al senatore a vita, ed ex premier, Mario Monti, che ha criticato la flat tax torna a nominare il Pd: “Introdusse una tassa fissa di 100mila euro per i ricchi che si trasferivano dall’estero: la flat tax va bene solo per il Pd?”.
Replicando a Ilaria Cucchi, sulle manganellate alla Sapienza, ricorre a uno schema collaudato, alzando il tono della voce: erano “manifestanti che con un picchetto volevano impedire ad altri di esprimere le loro idee. La democrazia è nel rispetto delle idee altrui. Altrimenti che facciamo? Consentiamo che chi non la pensa come noi impedisca di farci parlare?”. Quando si rivolge al senatore Scarpinato, diventa ancora più ferma, quasi teatrale, e scandisce: “L’effetto transfert che lei ha fatto tra neofascismo, stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico del teorema di parte della magistratura, a cominciare dal depistaggio e dal primo giudizio sulla strage di via d’Amelio. E questo è tutto quello che ho da dire”. (di Fabio Insenga)