“Non sappiamo ancora se questo sia l’inizio di una seconda ondata, ma naturalmente potrebbe esserlo. Sono comunque ottimista: se seguiamo le regole igieniche possiamo impedirla, sta a noi”.
E’ ovviamente preoccupato, e non poco, Lothar Wieler (nella foto), direttore dell’Istituto Robert Koch (Rki), visto che nelle ultime 24 ore in Germania sono stati registrati ben 633 nuovi casi di coronavirus, dati che l’esperto ha definito “molto preoccupanti. Siamo nel mezzo di un rapido sviluppo della pandemia”, ha quindi ricordato Wieler, bacchettando duramente il popolo tedesco che, a suo dire è divenuto “negligente”. Wieler ha quindi invitato tutti a rispettare le norme sul distanziamento sociale, ricordando di indossare sempre le mascherine – anche all’aperto – qualora non di dovesse riuscire a mantenere una distanza di 1,5 metri.
I numeri dicevamo, parlano chiaro: soltanto ieri in tutta la Germania sono stati censiti 340, al punto che lo stesso ministro della Sanità, Jens Spahn, ha chiesto che i cittadini tedeschi di ritorno da zone considerate a rischio, debbono essere sottoposti ad accurati test.
E’ ovvio che la situazione in Europa non sta andando come molti avevano prospettato, tanto è che il ministero degli Esteri di Berlino oggi ha ‘vivamente sconsigliato’ viaggi – a meno che non essenziali – verso alcune regioni spagnole come la Catalogna, la Navarra, e l’Aragona, nei giorni scorsi teatro di nuovi focolai. Del resto altrettanto ha fatto soltanto ieri la Gran Bretagna (e la Francia prima ancora), imponendo inoltre la quarantena a chiunque provenga da dette aree.
Max