I sindacati dei medici procedono nella protesta che porterà allo sciopero generale del 16/12/2015, confermato da tutte le sigle. Dopo la manifestazione di sabato 28 novembre, ’’in assenza di un confronto programmatico con le istituzioni, rimangono senza risposta le criticità sofferte ed evidenziate dai professionisti e dai cittadini, mettendo a rischio la tenuta del sistema’’. La mobilitazione sfocia, così, nello sciopero generale di 24 ore del 16 dicembre e ’’nelle forme di protesta che seguiranno declinandosi in richieste chiare anche per il peggior sordo, che poi è quello che, pur dicendo di sentire, non vuole o non sa ascoltare’’. Richieste che vengono sintetizzate in sette punti. Il primo e’ la riapertura dei tavoli di contratto e convenzioni, non a costo zero, seguito dall’abolizione del comma 128 della legge di stabilità, che depaupera la contrattazione aziendale di risorse storiche. I sindacati chiedono poi l’approvazione di un piano di assunzioni e di stabilizzazione di precari e l’avvio del confronto sull’articolo 22 del patto della salute, ’’per rimediare alle condizioni mortificanti e marginalizzanti di esercizio della professione’’. Infine i medici puntano i riflettori sull’aumento della sicurezza delle cure per cittadini ed operatori, ’’attraverso una legge organica, già approvata da non trasformare in spezzatini vaganti nel mare della giurisprudenza italiana’’; la riforma delle cure primarie e come settimo e ultimo punto la cancellazione della subordinazione della rete ospedaliera e territoriale alle facoltà di medicina, prevista dalla legge di stabilità. Ma quella degli ospedalieri, dei medici di famiglia e pediatria è una risposta ai recenti provvedimenti varati dal governo Renzi in tema di sanità e ai pesanti tagli al settore. Cresce intanto l’affollamento nei pronto soccorso italiani: nonostante non sia ancora arrivata l’ondata di influenza stagionale già alcuni ospedali “stanno avendo problemi con pazienti fragili che aspettano 3-5 giorni per avere un posto letto in reparto”. La quota di pazienti in attesa di ricovero che possono essere curati e assistiti adeguatamente in un PS, senza ricadute negative sulle funzioni primarie del servizio di emergenza, è molto variabile: dipende dalla disponibilità di spazi e di personale, dalla collaborazione delle altre strutture ospedaliere e dal tempo di permanenza. Lo standard internazionale di permanenza massima in PS di 2 ore dopo la decisione del ricovero è ampiamente sforato nel 76% nel campione oggetto dello studio, con situazioni critiche che riguardano circa 1/3 degli ospedali, in particolare quelli di alcune grandi città: Torino, Roma, Napoli e Palermo. La questione del sovraffollamento è stata analizzata di recente dalla Simeu, nellambito del convegno Il Pronto Soccorso e la folla, svoltosi a Roma. I risultati sono confluiti in un documento che propone strumenti di analisi e di monitoraggio e modalità di intervento organizzativo. Il testo è stato inviato al Ministero della Salute e sarà inviato a tutti gli assessorati regionali nei prossimi giorni, come base per unalleanza tra le istituzioni e i professionisti della salute per affrontare la situazione.
Andrea <cecconi