“La maggioranza degli italiani che responsabilmente si è vaccinata, non può subire all’infinito restrizioni a causa di una minoranza che non lo ha fatto”, afferma il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa il quale, afferma di ‘condividere’ la proposta lanciata ieri da alcuni governatori: “Qualora ci fosse il passaggio in zona arancione, si potrebbe valutare una sorta di differenziazione fra vaccinati e chi non lo è. E’ un percorso che dobbiamo valutare”.
Tuttavia, pur dichiarandosi “favorevole ad allargare l’obbligo vaccinale per alcune categorie”, Costa tiene però a precisare che, “Ad oggi, non c’è sul tavolo la modifica dei criteri di rilascio del certificato verde. Togliere il tampone dal Green pass significa obbligo vaccinale e questo non è un tema sul tavolo“. In parole povere, rimarca, ”non c’è un’ipotesi revisione”. Altra questione invece, la durata del certificato verde che, anticipa, dovrebbe passere ne prossimi giorni da 12 a 9 mesi.
Poi, giustamente, il sottosegretario alla Salute commenta le dichiarazioni del ‘solito’ Alessio D’Amato (l’assessore della Regione Lazio), che ha proposto di anticipare di un mese la terza dose, precisando “credo che dobbiamo fare molta attenzione sulla comunicazione, non possiamo permetterci di generare incertezza nell’opinione pubblica. Non spetta alla politica decidere a chi somministrare la terza dose e quando. Il rischio è creare confusione. Abbiamo una comunità scientifica che lavora e ci mette in condizione di fare le scelte migliori. Ad oggi l’indicazione è procedere dopo 6 mesi, se arriveranno altre indicazioni il compito del governo sarà quello di farsi trovare pronto“.
Quanto alla vaccinazione della fascia 5-11 anni, Costa ammette che “Ci saranno giustamente preoccupazioni e posizioni diverse. Mi auguro che questo tema non diventi terreno di scontro politico. Se dovesse essere autorizzato un vaccino per i più piccoli, vuol dire che si sono evidenze scientifiche per cui ci sono benefici per chi lo riceve: il vaccino serve e protegge chi lo riceve”.
Max