(Adnkronos) – Smartphone e tablet usati come ‘baby sitter’ possono essere all’origine di problemi inaspettati nei più piccoli come i disturbi urologici, dalla perdita di urina a una esagerata frequenza delle corse in bagno. Ma anche causa di stipsi e, più raramente, difficoltà a contenersi. “La definirei una nuova sindrome legata alle nuove abitudini: fino a pochi anni fa nelle sale d’attesa dei pediatri c’era una bolgia di bambini scatenati, oggi c’è una gran calma e i piccoli sono quasi sempre ipnotizzati dallo schermo. In questo quadro se qualche anno fa vedevo uno o due bambini al mese con problemi di alterazione della funzione urinaria, oggi ne vedo anche 4 a settimana”, spiega all’Adnkronos Salute Fabio Ferro, chirurgo urologo, già primario del Bambino Gesù di Roma.
Ma qual è il nesso? “Il problema – chiarisce – è legato proprio alla grande attenzione con cui i piccoli seguono ciò che accade sullo schermo e che li porta a ‘dimenticare’ l’importante funzione fisiologica che permette di eliminare le scorie. Ciò altera l’equilibrio e i bambini arrivano poi ad urinare ogni mezz’ora. E a questo punto i genitori si rivolgono all’urologo che deve avviare una rieducazione vescicale”. Dal punto di vista medico tutto nasce dal fatto che i bambini rinviano la defecazione. “La struttura muscolare pelvica che circonda il retto, e che viene contratta per evitare la defecazione, abbraccia anche le vie urinarie inibendo la minzione”, spiega Ferro.
Ma se la stipi può durare anche alcuni giorni senza gravi conseguenze, la vescica “è un serbatoio, quando è piena comincia a vibrare e quindi si ‘deve’ urinare, anche non svuotandola completamente, più volte al giorno. Quando i bambini trattengono le feci fino a quando non terminano il giochino sul tablet, anche la vescica viene bloccata in parte e, in questo modo, moltiplicano la frequenza della minzione. E’ un problema importante e va corretto a partire dalla rieducazione dell’intestino, che è il punto di partenza della disfunzione. L’obiettivo è riportare il piccolo a svuotare l’intestino al mattino. Ed è necessario almeno un mese di terapia”, chiosa Ferro sottolineando però che le recidive sono possibili “se si riavvia lo stesso meccanismo della dipendenza dallo smartphone”.