“In relazione all’aggravamento della situazione ai confini occidentali dello Stato dell’Unione, abbiamo deciso di schierare un raggruppamento regionale della Federazione Russa e della Repubblica di Bielorussia”. Così Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia, secondo quanto pubblicato in mattinata dall’agenzia di stampa ‘Ria Novosti’.
A quanto sembrerebbe infatti, di concerto con il presidente Putin, Lukashenko avrebbe accettato la proposta russa di “schierare un gruppo regionale congiunto di truppe. La base – ha poi spiegato – l’ho sempre detto, di questo raggruppamento è l’esercito, le forze armate della Repubblica di Bielorussia. Devo informarvi che la formazione di questo raggruppamento è iniziata“.
Quindi, motivando l’intervento del suo Paese, il presidente bielorusso ha affermato che la Nato ed i Paesi europei sarebbero in procinto di lanciare un’aggressione contro la Bielorussia: “In Occidente c’è la convinzione diffusa che l’esercito bielorusso parteciperà in modo diretto all’operazione militare speciale sul territorio dell’Ucraina. Dopo aver creduto a queste teorie, la leadership politico-militare dell’Alleanza Atlantica e un certo numero di Paesi europei sta già valutando apertamente le opzioni per una possibile aggressione contro il nostro Paese, fino a un attacco nucleare“, ha poi addirittura affermato Lukashenko.
Alla dichiarazione annunciata da Alexander Lukashenko è immediatamente seguita la replica della Ue attraverso il monito di Peter Stano, portavoce di Josep Borrell (l’alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’Ue), che ha intimato al presidente bielorusso di non consentire a Putin “che il suo territorio venga usato come piattaforma di lancio per missili contro l’Ucraina, e non prenda parte alla brutale aggressione portata avanti dalla Russia“.
Inoltre, ha aggiunto ancora Stano, “l’Unione europea condanna con la massima fermezza questi attacchi atroci a civili e infrastrutture da parte della Russia. Si tratta di qualcosa che è contrario al diritto umanitario internazionale” dunque, ha poi concluso il portavoce, “prendere di mira indiscriminatamente i civili equivale ad un crimine di guerra“.
Max