“Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nella popolazione italiana. Prima che esplodesse la pandemia queste malattie rappresentavano oltre il 50% del totale dei decessi nel nostro Paese. Con il Covid, soprattutto nella prima fase si è avuta una difficoltà di accesso dei nostri pazienti con malattie cardiovascolari alle strutture ospedaliere. Questo purtroppo ha determinato un aumento della mortalità”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Furio Colivicchi, presidente designato dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), una delle società medico scientifiche affiliate alla Fism ricevute questa mattina a Palazzo Giustiniani dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati per discutere della situazione delle donne medico italiane e delle loro difficoltà acuite dall’emergenza pandemica.
“La cosiddetta mortalità in eccesso registrata nel periodo della pandemia – spiega Colivicchi dell’Uoc Cardiologia Clinica e Riabilitativa dell’ospedale San Filippo Neri di Roma – è in parte riconducibile all’infezione da SarS-CoV-2 ma una parte significativa è riconducibile, invece, alle malattie cardiovascolari. In particolare, infarto del miocardio acuto, scompenso cardiaco e ictus, stroke. È un problema estremamente serio che ci porteremo dietro per molto tempo perché i pazienti che sono sopravvissuti hanno una disabilità residua”.
Gestire a distanza le malattie cardiovascolari, big killer non solo nel nostro Paese, non è stato facile ma la telemedicina “ha rappresentato – ammette Colivicchi – in questa fase della pandemia una risorsa straordinaria per tutte le strutture che si occupano della cura delle malattie cardiovascolari. In particolare, per i pazienti portatori di device impiantati (pacemaker, defibrillatori) ma anche più in generale per la gestione di alcuni tipi di terapie, prima fra tutte la terapia anticoagulante orale”.
“La telemedicina è una risorsa importante – aggiunge – che è stata gestita in maniera intelligente in quasi tutto il Paese. Chiaramente abbiamo avuto delle difficoltà, soprattutto con i pazienti anziani che hanno problemi ad utilizzare gli strumenti tecnologici. In alcuni casi, anche solo il telefono ha rappresentato una soluzione molto efficace per gestire i problemi legati alla cronicità che molte malattie cardiovascolari hanno”.
Ma se in primo momento, appena esplosa l’emergenza da SarS-CoV-2 “alcuni pazienti – ammette Colivicchi – sono morti a casa propria per paura del contagio in ospedale”, fortunatamente da allora molte cose sono cambiate. “Sono state condotte delle campagne di sensibilizzazione molto forti – ricorda il cardiologo – volute dagli enti sanitari e dalle società medico scientifiche come Anmco, iniziative che hanno promosso un accesso sicuro alle strutture ospedaliere. Non a caso, stiamo assistendo ad un incremento delle presenze sia nei Pronto soccorso sia nei reparti ospedalieri. Siamo convinti di poter recuperare il tempo perduto”.
E in merito alla vaccinazione per le categorie vulnerabili, Colivicchi non ha dubbi: “Sappiamo che in alcune regioni ci sono delle difficoltà – conclude – ma altre sono riuscite ad incrementare i programmi per i cosiddetti pazienti vulnerabili, tra cui persone con insufficienza cardiaca. Per loro è stato accelerato il percorso alla vaccinazione. È molto importante però anche informare i pazienti rispetto alla necessità di vaccinarsi. Il messaggio deve essere chiaro: la scelta del prodotto non è importante è importante che ci si sottoponga all’immunizzazione”.