Nell’mbito dell’odioso e tribale fenomeno delle spose bambine, la buona notizia è costituita dalla – seppur lieve – diminuzione riscontrata nel mondo; quella brutta invece, è che questa orribile prassi si consuma anche nel nostro Paese, senza nemmeno che ce ne accorgiamo. E’ quanto rivelato all’agenzia di stampa AdnKronos dal portavoce dell’Unicef Italia, Andrea Iacomini, il quale ha commentato in merito: “Che siano stati prevenuti 25 milioni di matrimoni precoci negli ultimi 10 anni è un’ottima notizia, un dato che fa ancora più piacere comunicarlo alla vigilia dell’#8marzodellebambine”. Purtroppo però siamo ancora lontani dal poter cantare vittoria, soprattutto in virtù dell’obiettivo fissato dall’Onu, che prevede la totale sparizione delle spose bambine entro il 2030. Nello specifico, nell’ultimo decennio è stata registrata una diminuzione del 15%, passando da 1 matrimonio forzato su 4, si infatti è passati a 1 su 5. In numeri si parla di ben 12 milioni di ragazze che ogni anno vengono ’trasformate’ in spose. Come spiega ancora Iacomini, “Nonostante i progressi, con il lavoro di prevenzione e scolarizzazione tra le comunità locali, è chiaro che bisogna accelerare sempre di più per evitare che altre 150 milioni di ragazze si sposino prima del loro 18esimo compleanno entro il 2030”. E se in India il fenomeno è stato notevolmente ridotto, non si placa invece l’emergenza nell’Africa subsahariana: “E’ qui, in questa area martoriata da tante vicende, che vanno concentrati in maggiori sforzi”, sottolinea il portavoce dell’Unicef Italia, secondo cui “delle bambine che si sono sposate più recentemente, circa 1 su 3 si trovano attualmente nell’Africa subsahariana. Nel mondo circa 650 milioni di donne si sono sposate da bambine”. A rendere impari questa lotta è principalmente un fattore ’culturale’, una violazione, quella dei diritti delle bambine, che finisce per infrangersi “con alcuni costumi e tradizioni che fanno resistenza, specie in assenza di istruzione. Succede anche in Italia, dove si riscontra soprattutto nelle baraccopoli, in cui però il fenomeno è legato piuttosto alla povertà che all’appartenenza ad una specifica cultura popolare. Inoltre, è più frequente dove si registra una maggiore dispersione scolastica tra le bambine, che vengono poi date in spose minorenni”. Come aggiunge ancoa Iacomini, “mancano dati certi per quanto riguarda il nostro Paese, il fenomeno resta quindi sommerso e non interessa solo i migranti. La battaglia a favore dell’emersione va combattuta tutti insieme: in gioco c’è la tutela dei minori con tutte le gravi conseguenze che questa pratica devastante comporta”.
M.