“I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.
In silenzio, senza mai protestare, i Vescovi si sono da subito adeguati alle misure restringenti dettate dall’emergenza. Non senza dolore, hanno accettato di far celebrare i parroci a porte chiuse e, ad uno di loro che – malgrado il rispetto delle norme di sicurezza – ha ‘osato’ officiare davanti a 15 fedeli è stato riservato un trattamento davvero sgradevole, con tanto di ‘incursione’ di un carabiniere a chiedere di terminare la messa (‘ordine’ ovviamente disatteso).
Così, quando stasera il premier ha elencato la lista delle restrizioni che sarebbero state allentate, alla Cei è stato servito un ‘contentino’, come quello di poter celebrare i riti funebri, purché all’aperto e per un massimo di 15 persone. Una ‘novità’ che letteralmente gelato la Conferenza Episcopale che, terminata la diretta del premier, ha immediatamente diramato un duro comunicato stampa.
Una nota nel corso della quale la Cei ricorda le ‘promesse’ che erano state loro fatte in imminenza della fase 2: “’Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto’. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio – spiega la nota della Cei – Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione – prosegue la nota dei Vescovi – nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale. Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo”
Dunque, termina il comunicato della Cei, ”Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”.
Pochi minuti dopo la consegnare del comunicato dei Vescovi alle agenzie di stampa, da Palazzo Chigi è subito giunta una nota di replica nella quale si legge che “La presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della Cei, e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.
Max