E un argomento che abbiamo proposto alte volte, e che ci sta veramente a cuore, oltretutto strettamente riconducibile agli irreparabili danni che il riscaldamento globale sta causando allambiente.
In particolare, lopinione pubblica è rimasta particolarmente scossa da un reportage girato nelle aree artiche, al largo del Mare di Barents, nellarcipelago Norvegese delle Svalbard, dove è stato fotografato un bellissimo – ed ormai a rischio – esemplare di orso polare (o bianco), ridotto quasi a uno scheletro.
Come ha popi spiegato Kerstin Langenberger, autrice dello scatto, si trattava di una femmina, quasi uno scheletro, con una zampa anteriore ferita, intenta forse a cacciare un tricheco, mentre è bloccata a terra.
Tragedia nella tragedia poi, a sorprendere di più è il fatto che la denutrizione sofferta da questa bellissima specie riguarda soprattutto le femmine, così come si evince dallo studio dei nove esemplari tracciati col GPS: Ho visto orsi in buona salute – spiega ancora la naturalista fotografa – ma ne ho visti anche alcuni morti e affamati. Li ho visti camminare sulle spiagge in cerca di cibo, tentare di cacciare e mangiare renne, uova di uccelli, muschio, alghe. E ho realizzato che gli orsi grassi sono quasi esclusivamente maschi che trascorrono tutto lanno sul pack ghiacciato. Le femmine, che raggiungono la terraferma per dar luce ai cuccioli, sono spesso magre. Con il ghiaccio in ritirata, rimangono bloccate a terra, dove non cè cibo a sufficienza. I loro cuccioli muoiono. Raramente mi è capitato di vedere madri e cuccioli in buona forma.
Altre aree stesse scene. Pochi mesi dopo è lattivista e fotografo del National Geographic, Paul Nicklen, a postare un video che mostrava un orso polare negli ultimi istanti della sua vita, ripreso sullisola di Somerset, in Canada, intento a trascinarsi a fatica. “Aveva gli arti inferiori atrofizzati. Non potevamo fare molto per lui – ha testimoniato non senza commozione luomo – Ho ripreso la sua lenta morte per far sì che non sia avvenuta invano, quando gli scienziati parlano dellestinzione degli orsi polari, le persone comuni non si rendono conto di ciò che significa. Questa è la fine che fanno: muoiono lentamente di fame. E tutti lo devono vedere.
Oltretutto, come se già non bastassero gli effetti letali dovuti al riscaldamento climatico, una nuova ricerca ha dimostrato che il fabbisogno di cibo per gli orsi polari è più alto di quello che gli scienziati avevano finora stimato. Il che equivale ad unimminente estinzione della specie.
Per 11 giorni nove femmine di orso polare del mar Artico sono state equipaggiate di collari GPS e di congegni per misurare il metabolismo e tenute sottosservazione da un gruppo di studiosi dellUniversità della California Santa Cruz. Ciò che ne è venuto fuori è che questi animali sono incapaci di catturare la quantità di cibo di cui necessitano. Questo perché, sostengono i ricercatori, gli orsi non in stato di cattività hanno un ritmo metabolico più alto del normale. A ciò, ovviamente, si aggiungono le sfide poste dal riscaldamento climatico che costringono questi animali ad allontanarsi molto di più rispetto al passato e a faticare per catturare una preda.
Soprattutto nellaera dellArtico dove il periodo estivo, libero dai ghiacci, dura oggi 20 settimane in più rispetto al 1979.
Secondo gli autori dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Science, proprio la necessità per gli orsi di compiere viaggi lunghi per poter mettere qualcosa sotto i denti fa sì che il loro fisico deperisca più facilmente. Abbiamo scoperto che gli orsi polari hanno un fabbisogno energetico più alto di quanto pensassimo e che per questo hanno bisogno di cacciare molte foche.
E se queste ultime in primavera sono molto giovani e ingenue, a fine estate sono diventate ormai adulte, sono veloci e sveglie e non hanno alcuna intenzione di finire tra le fauci degli orsi
Max