Che cosa c’è ,o meglio, chi c’è dietro l’attacco diretto e personale del direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli a Matteo Renzi? Un attacco che arriva proprio in un momento particolarmente delicato per il Premier, impegnato a portare fino in fondo, la riforma del mercato del lavoro. De Bortoli non entra nel merito di quella che sarà la prima riforma strutturale per il superamento di vecchie impostazioni ideologiche e corporative.
L’editoriale è tutto dedicato alla personalità egocentrica del giovane leader del PD, con un approccio a metà fra il predicozzo del vecchio zio e la chiacchiera da bar. Ma a che serve? Apparentemente a nulla, se non a dare sfogo ad una sensazione di fastidio verso chi si è permesso di entrare nelle stanze del potere, senza l’autorizzazione preventiva del salotto buono di Via Solferino, della razza padrona della Milano che conta. Ma forse c’è qualcosa di più.
C’è lo scontro all’interno di RCS e c’è forse la voglia di posizionarsi fra quelli della prima ora, nel caso dovesse prendere corpo, come si sussurra in qualche corridoio, l’ipotesi di un’alternativa di governo tecnico, guidata presumibilmente dal Governatore di Banchitalia Visco. Un’ipotesi al momento non all’ordine del giorno, ma che non può essere esclusa del tutto, se si considera quanto sarà accidentato il cammino parlamentare del Governo, prima sulla discussione della riforma del lavoro e poi per il varo della legge di stabilità per il 2015, che comporterà una manovra di circa 20 miliardi.
Una manovra che forse non sarà lacrime e sangue, ma non potrà non toccare interessi e privilegi di caste varie e corporazioni di ogni genere. Insomma se l’azione del Governo per cambiare verso all’Italia,si rivelerà troppo incisiva e il Premier rottamatore troppo deciso nel portarla avanti, come gli viene rimproverato appunto dallo zio De Bortoli, allora tutto sarà possibile. Detentori di interessi corporativi, gruppi di potere politico, finanziario ed economico e conservatori di ogni razza, anche all’interno del PD e dei sindacati, potrebbero in qualche modo coalizzarsi, anche se in maniera occulta, come è loro costume, per determinare la caduta del governo.
E non è da escludersi, in quel caso, anche l’influenza di forze esterne, interessate a mantenere l’economia italiana in una condizione di debolezza e comunque sotto controllo. Certo tutto questo oggi può apparire una semplice congettura, ma la storia recente, come ci spiega Friedman col suo libro, ci ha insegnato che spesso la realtà supera la fantasia. Se fosse così, l’editoriale di Ferruccio De Bortoli avere un senso diverso da quello di un semplice predicozzo.
Potrebbe essere un campanello d’allarme che sarebbe sbagliato da parte di Renzi sottovalutare, considerandolo un semplice sfogo personale. In realtà Renzi è stato “nominato” da chi nel salotto buono di Confindustria sa percepire la direzione del vento e non a caso l’americano Marchionne, che di Confindustria non fa parte, ha voluto parare il colpo, mandando a dire dagli States ai suoi colleghi italiani “lasciatelo lavorare”.