Come me, Buscetta tradito dalla ferocia della mafia

“Ho conosciuto Buscetta nel 1972 eravamo molto amici. Siamo stati insieme all’Ucciardone, era una persona molto furba e molto intelligente. Non è vero quello che si dice, che era un donnaiolo, ad esempio, non è vero. Quando era in carcere lo andavano a trovare in infermeria tantissime persone, come Tommaso Spadaro e Salvatore Inzerillo. Allora c’erano dei ’valori’ che i mafiosi volevano dimostrare”. Quando l’ho conosciuto da mafioso, era un uomo carismatico, parlava con intelligenza, tante persone andavano a trovarlo. Poi l’ho rivisto da collaboratore, era l’unica persona che vedevo per quell’amicizia antica che ci legava. Ho avuto la moglie Cristina a casa mia e poi l’ho mandata all’Hotel Palace di Mondello”.
Il prossimo 23 maggio arriverà nei cinema italiani ‘Il Traditore’, il nuovo film di Marco Bellocchio (tra i candidati alla Palma d’Oro a Cannes), che narra la vicenda umana e criminale di Tommaso Buscetta, interpretato da Favino.
Per l’occasione l’agenzia di stampa AdnKronos, attraverso la sua brava giornalista Elvira Terranova ha avvicinato l’oggi collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, ex autista di Riina, nonché suo braccio destro killer fino al 199, quando si dissociò dal boss Riina (e dai suoi compagni), perché avevan infranto regole d’onore, come uccidere le donne e, soprattutto, i bambini. La Terranova ha così intervistato Mutolo, oggi religiosissimo, che si adopera per il sociale e dipinge, per farsi raccontare chi era veramente Tommaso Buscetta prima del suo pentimento
“Lo andrò a vedere… Sono molto curioso di vedere il film sul mio amico Tommaso Buscetta – esordisce il pentito, non a conoscenza del film di Bellocchio – un uomo molto carismatico e intelligente. Mi ricordo di avere ospitato a casa mia negli anni Settanta, per un breve periodo, la moglie Cristina con i figli. Tommaso Buscetta aveva un grande carisma – ricorda Mutolo davanti ai microfoni dell’AdnKronos  — ha collaborato perché la mafia aveva cambiato pelle, non lui, è stata la mafia a cambiare pelle perché hanno toccato due ragazzi che non erano mafiosi, hanno fatto la strage degli innocenti. I veri mafiosi antichi non toccavano i parenti dei mafiosi ma solo se un mafioso sbagliava veniva ucciso e la famiglia veniva rispettata. Io ho dato il colpo finale, quando ho collaborato non per paura ma perché effettivamente non mi vedevo più in quello che faceva la mafia che uccideva donne incinte e bambini”.
Un cambio di ‘mentalità’ o meglio, una recrudescenza infame e criminale, condannata dagli stessi membri della Cupola: “Masino ha iniziato a collaborare perché si è sentito tradire dalla sua famiglia mafiosa, è stata una reazione, la stessa reazione che abbiamo avuto in tanti mafiosi. La mafia era per noi tutto, anche l’aria che si respirava. Ma quando ha cambiato pelle, allora è cambiato tutto anche per noi”. E dice “che non esiste la seconda guerra di mafia, è solo una invenzione. Erano omicidi dei corleonesi che uccidevano donne e bambini”.
Una testimonianza raccapricciante, che in parte spiega la presa di coscienza di questi ex mafiosi, indirizzata poi proprio contro quella che un tempo era stata la loro ‘famiglia’. Una condizione, la loro, oggi complicata, ma la fratellanza di un tempo per chi ha saltato la ‘barricata’ è rimasta intatta: “Mi avverta quando esce il film – dice Mutolo alla Terranova in chiusura dell’interessante intervista – così lo andrò a vedere, vediamo come racconteranno il mio amico Masino…”.
Max