Dunque infine la fiducia è giunta, ha annunciato Anna Finocchiaro, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, ma come vedremo l’iter del Rosatellum bis non nasce sotto una buona stella. Nello specifico, il voto di fiducia verteva sugli articoli 1, 2 e 3 della legge elettorale. Come hanno spiegato da Palazzo Chigi, il Cdm ha “deliberato il proprio assenso a porre la questione di fiducia con riferimento al testo unificato delle proposte di legge n. 2352 e abbinate A/R, recante ’Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali’”. Una fiducia che serviva soprattutto a permeare il testo, ora che approda alla camera, ed a verificare l’intesa che compatta tPd, Ap, Forza Italia e Lega sul sistema misto, che prende il nome dal capogruppo dem a Montecitorio, Ettore Rosato. “Ho chiamato Gentiloni – ha affermato quest’ultimo – per dirgli che in una valutazione che abbiamo fatto con i gruppi di maggioranza è emersa la necessità e l’opportunità che si proceda con il voto di fiducia. Su questo ci siamo confrontati anche con la Lega e Forza Italia. Il testo va preso così com’è, non si può prenderlo a pezzettini. Il rischio che ci siano dei cambiamenti nei voti segreti era un rischio che avrebbe affondato la legge elettorale”. A Montecitorio saranno 200 gli emendamenti sottoposti all’esame dell’aula (tramite il voto segreto), la magior parte dei quali frutto dei partiti che si oppongono al provvedimento: sono infatti 55 quelli presentati dal M5S, 28 del Mdp, 18 di Sinistra Italiana. Mentre, fra quanti sostengono il provvedimento, se ne contano 7 presentati da Forza Italia. , che lo sostiene. Nello specifico sono cinque i punti essenziali di cui si compone questa legge elettorale: 1) la scheda unica, dove il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono; 2) i collegi, con il 36% dei seggi assegnato con un sistema maggioritario basato su collegi uninominali, e il 64% assegnato con criteri proporzionali; 3) la soglia di sbarramento, prevista al 3% per le singole liste, e al 10% per le coalizioni a livello nazionale – sia alla Camera che al Senato – ; 4) le pluricandidature, che saliranno a 5 e, non ultimo, le firme da raccogliere per la candidatura (circa 750, dimezzate rispetto al testo originario della legge). Un voto che molti hanno vissuto come una vera e propria prova di forza. E’ il caso del M5s della sinistra, che hanno urlato tutto il loro disappunto. Mentre il candidato premier, Luigi Di Maio annuncia che “Convocheremo il popolo in piazza”, il suo collega Alessandro Di Battista afferma che “Tutto questo fa vomitare. Io l’ho chiamato un ’colpo di stato istituzionale’ fatto a ’norma di legge’ da dei fuorilegge! Ci opporremo in ogni modo. Spero che, al di là delle proprie appartenenze politiche, il Popolo italiano sappia reagire”. Anche il capogruppo M5S a Montecitorio, Simone Valente, promette la sollevazione popolare: “Chiameremo i cittadini in piazza domani pomeriggio. Sarà un momento importante, protesteremo contro questo scempio”. Ma, come dicevamo, in molti hanno urlato allo scandalo, fra questi Pippo Civati di ’Possibile’ , che ha esclamato: “E’ una vergogna, un atto indegno. Per la seconda volta nella legislatura un governo vuole blindare una legge elettorale, vietando il dibattito in Parlamento”. Gli fa eco dai banchi del Mdp Roberto Speranza: “mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia”.
M.