“La politica ha già deciso un obbligo vaccinale per i dipendenti della sanità e noi non ci siamo opposti perché il Parlamento è sovrano. Noi ovviamente non chiediamo l’obbligo vaccinale, perché rispettiamo la volontarietà, ma se la politica, il Parlamento decidesse per l’obbligo, noi non ci opporremo”. Così Sandro Colombi, segretario generale Uilpa, sindacato dei dipendenti pubblici della Uil, risponde ad Adnkronos/Labitalia a quella che lui stesso definisce “la domanda delle domande”: sì o no all’obbligo vaccinale per i dipendenti pubblici? “Intanto c’è da dire -ricorda Colombi- che molto responsabilmente il sindacato confederale ha fatto in modo che ci fossero protocolli per la sicurezza sui luoghi di lavoro condivisi, e questo in epoca in cui il vaccino non c’era. Questo perché era nostra premura mettere il maggior numero possibile di persone (sia dipendenti che non) in sicurezza. Questi protocolli sono stati un bene per il Paese, fatti con una responsabilità comune che ha consentito di evitare dei disastri”.
“Come sindacato non possiamo che sostenere il vaccino -ribadisce Colombi- perché se la scienza offre questa protezione nei confronti di questo male pandemico assoluto, non possiamo che dire che il vaccino, per noi, è fondamentale. Quindi, non possiamo che sostenerlo con forza”. “Relativamente all’obbligatorietà -aggiunge il leader della Uilpa- è la politica, il Parlamento che deve decidere. Ricordo sommessamente che quando il Parlamento ha deciso per la vaccinazione dei dipendenti della sanità, noi non ci siamo opposti perché la politica ha assunto quella decisione”.
“La volontarietà è demandata appunto alla volontà personale, è un diritto costituzionale -sottolinea ancora Colombi- e non può che essere il Parlamento a decidere in materia. Poi, ci sono tutte le altre considerazioni da fare ‘a cascata’: è evidente che chi lavora a contatto con la gente ha bisogno di una protezione personale e di non contagiare chi contatta. C’è in alcuni settori lo smart working che evita questo problema, ma chiaramente qui si discute dell’enorme numero di dipendenti pubblici che hanno bisogno di lavorare in presenza, che sono anche quelli che durante la pandemia hanno assicurato i servizi essenziali e hanno garantito che la barca rimanesse dritta”. E alla fine, aggiunge: “Come si fa a contestare il vaccino come forma adeguata per contrastare questo male?”.