Si inasprisce il dibattito relativo all’utilizzo nell’educazione del cane del collare a scorrimento, strumento utilizzato da svariati professionisti e in uso da sempre nella cultura dell’addestramento cinofilo.
La querelle ha ripreso prepotentemente dopo il disegno di legge N. 1078 d’iniziativa dei senatori Perilli e Maiorino nel quale all’Art. 10 è espressamente citato “E’ fatto divieto di importare sul territorio nazionale, vendere, detenere, utilizzare o cedere a qualunque titolo collari elettronici, collari elettrici, collari con le punte, collari a strozzo e collari a semi-strozzo.”
Il provvedimento è inserito in un contesto di inasprimento generale delle pene nei confronti di violenze e crudeltà a carico degli animali.
A prescindere che il problema del rispetto animale è assolutamente e doverosamente da prendere in considerazione, ci chiediamo se davvero il collare a scorrimento sia da considerarsi un abuso o fonte di crudeltà animale. Nel settore dell’educazione cinofila il collare è considerato in realtà uno strumento atto a comunicare in maniera precisa con il cane, è scontato che, così come qualsiasi altro strumento, vada utilizzato nella maniera corretta ma, banalmente, sarebbe come vietare il martello ai falegnami perchè qualcuno lo ha usato come strumento di violenza. Il bisturi nelle mani di un buon chirurgo può salvare delle vite, nelle mani di un folle può uccidere.
Ecco, il punto dove volevamo arrivare è proprio questo, affrontare la questione vietando a prescindere lo strumento è quanto meno superficiale, molto più sensato sarebbe combattere l’abuso, è opportuno sanzionare chi gestisce in maniera scorretta il collare, non il collare in sè che in mano a professionisti è in grado di comunicare correttamente anche con cani che per caratteristiche intrinseche o passati poco fortunati mostrano alta aggressività.
Sul fronte medico i pareri sono estremamente contrastanti decine di veterinari sono in aperta opposizione e contestano apertamente l’affermazione che il collare a scorrimento, se utilizzato correttamente, possa provocare danni fisici all’animale.
In ogni caso la questione, a nostro avviso, ha radici più profonde ed è lì che ci si aspettava un intervento più concreto che purtroppo è mancato.
Il settore dell’educazione/addestramento cinofilo in Italia non è minimamente normato, per definirsi “professionista” nel campo è sufficiente allinearsi a livello fiscale, non esiste formazione è come mettersi alla guida di un auto senza aver mai messo piede in una scuola guida. Chiunque può aprire il suo centro cinofilo e mettere mano ai cani anche senza avere esperienza e i risultati spesso sono disastrosi e controproducenti.
La delusione è tanta perchè poteva essere una svolta importante nel panorama cinofilo italiano, poteva essere l’occasione giusta per mettere le basi della formazione di professionisti seri e capaci, in grado di gestire in maniera competente ed efficace le problematiche comportamentali dei nostri amici a 4 zampe, invece come purtroppo spesso succede si è preferito cavalcare l’onda del qualunquismo vietando a prescindere, non considerando che qualora i collari a scorrimento saranno vietati, gli incompetenti che non avevano le capacità di utilizzarli nella giusta maniera saranno comunque ancora liberi di nuocere con altri sistemi.
La lotta è sempre contro l’ignoranza, la via della salvezza è la cultura non la negazione.