“Oggi le startup iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese del Mise si assestano ormai stabilmente sopra quota 12mila. Al 1° aprile 2021 se ne contano infatti 12.561, il 3,4% di tutte le società di capitali di recente costituzione”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Angelo Coletta, presidente di InnovUp. Nata dall’unione di Italia Startup e Apsti, l’associazione rappresenta l’ecosistema italiano dell’innovazione e che aggrega startup, scaleup, pmi innovative, centri di innovazione, parchi scientifici e tecnologici, incubatori, acceleratori, abilitatori, investitori, studi professionali e corporate.
Le startup innovative occupano, secondo gli ultimi dati Mise disponibili sono al 31 dicembre 2019, una forza lavoro complessiva pari a 61.529 unità: 16.701 addetti e 44.828 soci. “Rispetto alle 54.758 persone coinvolte al 31 dicembre 2018 – fa notare – si registra un incremento del 12,4% (+6.771 unità). Le startup innovative con almeno un addetto sono 4.569, il 41,9% sul totale della popolazione iscritta. In media le startup impiegano circa 3,7 dipendenti ciascuna”.
“Circa il 75% delle startup – spiega – si occupa di servizi alle imprese. Il 37% si occupa di produzione di software, consulenza informatica l 14% di ricerca scientifica e sviluppo Il 9% di attività legate servizi di informazione”.
“Un altro 17% – aggiunge – si occupa di servizi legati al mondo della manifattura (fabbricazione di macchinari e attrezzature o di computer/elettronica correlata) e circa il 3% si occupa di commercio”. Il ministero dello Sviluppo economico, nella sua relazione di fine 2020, ha calcolato che a partire dall’istituzione della sezione speciale del registro delle Imprese del Mise (nei primi mesi del 2013), solo il 9% di tutte le startup iscritte abbiano cessato la propria attività, il tasso di sopravvivenza delle startup innovative è dunque molto elevato.
“Nel dettaglio – sottolinea – meno del 5% delle startup costituite nel 2017 risulta aver cessato l’attività a due anni di distanza. Il tasso di mortalità cresce al 15% circa per le startup costituite da almeno cinque anni, fino a superare il 20% per le aziende con almeno sette anni di attività alle spalle”.
“Ne consegue – chiarisce – che oltre l’80% delle aziende innovative costituite prima del 2013 (che hanno perso lo status di startup innovativa per raggiunti limiti d’età almeno due anni or sono) risulta ancora in stato di attività”.
“L’inventiva delle startup – avverte Coletta – non si è certo fermata con l’arrivo della pandemia. Per propria natura, le startup sono realtà di ridotte dimensioni e molto flessibili: se da una parte questa condizione ha comportato maggiori difficoltà in termini di liquidità e flussi di cassa, dall’altra ha permesso rapidi aggiornamenti dei modelli di business, che hanno garantito la tenuta del settore”.
“Per fronteggiare l’emergenza sanitaria ed economica generata dal coronavirus – ricorda – l’associazione InnovUp ha chiamato a raccolta le realtà innovative italiane in grado di fornire soluzioni ‘digital’ sia nella fase dell’emergenza (marzo 2020) che della ripartenza (da settembre 2020). Nel corso dei mesi sono state più di 150 le startup, scaleup e pmi innovative italiane che hanno attivato e condiviso soluzioni a 360 gradi nell’ambito digital, in grado di fornire servizi quali la comunicazione per team da remoto, l’intrattenimento per bambini in età pre-scolare o di counseling medico/psicologico online, soluzioni di intelligenza artificiale per la gestione documentale e finanziaria aziendale, consegna di pasti personalizzati o di farmaci per le categorie più deboli, ecc”.
“Anche a livello di finanziamenti raccolti – aggiunge Coletta – non c’è stato nessun crollo. Secondo il Politecnico di Milano, nel 2020 le startup Hi-Tech italiane hanno raccolto 683 milioni di euro, circa 11 milioni in meno di quanto raccolto nel 2019. Una decrescita estremamente contenuta se confrontata alla peculiarità del periodo storico”.
“Si apre – afferma Coletta – l’occasione per questo governo e per tutto il nostro Paese di porsi come driver nell’ecosistema dell’innovazione, sfruttando il quadro proposto dal Next generation Eu e le risorse accessibili grazie al recovery plan”.
“Il ruolo dell’attore pubblico – suggerisce – nel promuovere l’innovazione non può limitarsi ad una fase infrastrutturale, ma deve cercare di essere il più possibile incisivo in termini di strategia, ricerca e adozione, indicando una traiettoria di sviluppo che mobiliti e orienti investimenti, identifichi aree strategiche e promuova partnership con grandi player globali”. Per il presidente di InnovUp, “è fondamentale, quindi, puntare sulla cultura dell’innovazione, con una serie di riforme e provvedimenti forti e mirati, che non puntino a favorire una nicchia ristretta del Paese ma che siano il vero e proprio motore di questa rinascita e ripartenza, così come chiesto sommessamente dall’Unione europea, ma a gran voce da chi in questo ecosistema è già inserito e vede in questo settore le potenzialità per rilanciare il futuro dell’Italia”.
“Come associazione – continua – stiamo lavorando quotidianamente, oltre che con startup, scaleup, incubatori e acceleratori associati, proprio con le istituzioni e le associazioni professionali con il fine di promuovere i casi di eccellenza e rimuovere gli ostacoli normativi, per approdare al miglior contesto possibile nel quale avviare nuove iniziative imprenditoriali nel nostro Paese”.
“La posizione arretrata – ricorda – in cui si trova attualmente l’Italia nel confronto degli ecosistemi più sviluppati (come Stati Uniti, Israele, Francia e Regno Unito) ci dà senza dubbio il vantaggio di osservare i nostri partner europei e mondiali, per raggiungerli e, avvalendoci della loro esperienza, migliorarne i modelli”.
“Tuttavia – ammette Coletta – l’esperienza e gli studi documentano come la maggior parte delle resistenze nell’intraprendere la strada dell’innovazione siano specialmente di natura culturale. L’atteggiamento prudente verso il cambiamento, purtroppo, non ha ricevuto e non sta ricevendo una sufficiente spinta in controtendenza da parte delle nostre istituzioni come, ad esempio, avvenuto nel recente caso legato alla sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la possibilità, per le startup innovative, di costituirsi tramite una procedura completamente digitale”.