Dallautarchico allhi tech, dal biodiverso al salutista, dalletnico al green in questo Natale si affermano in Italia nuovi menu con più di un italiano su quattro (28 %) che dichiara di voler dare un tocco personale alla tavola. E quanto emerge dallanalisi Coldiretti/Ixè “Il Natale sulle tavole degli italiani”, presentata allAssemblea nazionale. Per chi vuole coltivare uno spirito autarchico senza rinunciare ai prodotti cult del Natale cè ad esempio la possibilità di acquistare dellottimo caviale di lumaca nostrano al posto di quello del Volga, ma anche bottarga o trote al posto del salmone dellAlaska.
Nuove opportunità vengono offerte anche dai cambiamenti climatici come ad esempio, avocado o arachidi rigorosamente made in Italy o di offrire lolio ottenuto da piante mai arrivate prima cosi a nord a ridosso delle Alpi oltre il 46esimo parallelo, oppure il vino prodotto a quasi 1200 metri di altezza nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove nei vitigni più alti dEuropa si coltivano le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop. E per quanti possono permetterselo e cercano il menu del lusso è possibile stappare lo spumante con polvere doro o quello tempestato di swarowsky, ma anche il caviale Doc di produzione nostrana.
Si evidenzia che la quota della spesa per il cibo risulta pari ad oltre un terzo del budget totale delle feste. Se la spesa per cibi e bevande rappresenta il 34%, al secondo posto secondo Coldiretti/Ixe’ si piazzano i regali con il 23%, seguiti dall’abbigliamento con il 17% mentre al divertimento è destinato il 15% e ai viaggi e vacanze appena l’11%.
Anche per effetto dei recenti fatti di cronaca – precisa la Coldiretti – gli italiani quest’anno preferiscono scambiarsi i regali e avere una buona cena a casa piuttosto che lanciarsi in lunghi viaggi o andare al cinema, a teatro, ai concerti o nelle discoteche. Nel tour de force enogastronomico di quasi due settimane gli italiani faranno sparire quasi cento milioni di chili tra pandori e panettoni, cinquanta milioni di bottiglie di spumante, ventimila tonnellate di pasta, 6,5 milioni di chili tra cotechini e zamponi, 800 mila capponi, 500 mila tacchinelle e 500 mila faraone lesse, farcite o cotte in forno, in gelatina o in rolle ma anche frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci. L’andamento dei consumi di Natale – precisa la Coldiretti – condiziona il futuro di molte imprese agroalimentari e addirittura l’esistenza di interi comparti, dal pandoro al panettone, dai cotechini alle lenticchie.
“Dalle scelte di Natale degli italiani dipendono anche i posti di lavoro di una parte consistente dell’economia Made in Italy”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’agricoltura e l’alimentazione sono gli elementi piu’ evidenti di distintività del Paese che possono offrire un grande contributo ad una ripresa sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute”.