(Adnkronos) – I dati forniti ieri dall’Istituto superiore di sanità fotografano un Paese di nuovi fumatori: 800 mila in più rispetto al 2019. Tra loro, più donne e più giovani. In aumento anche il numero di utilizzatori di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato. “Un disastro atteso, già annunciato dai nostri dati pubblicati nel 2020 con uno studio condotto proprio durante la fase acuta del Covid-19. Da allora, nessuna politica di prevenzione, nessuna risposta in merito da parte della autorità sanitarie italiane. Documentare i disastri non è abbastanza, bisogna proporre soluzioni alternative ed efficaci”. Così Riccardo Polosa, fondatore del CoEhar, il Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, ha aperto i lavori della prima conferenza italiana sulla riduzione del danno da fumo.
“A Catania – si legge in una nota – questa mattina si sono riuniti gli esperti italiani più influenti della ricerca antifumo. Tra loro numerosi docenti ed esperti di politiche di sanità pubblica. L’Aula Magna del Rettorato gremita di medici, giornalisti, studenti ed esperti dell’ateneo catanese ha accolto con piacere l’inizio dei lavori del convegno coordinato dal fondatore del CoEhar”.
Tra loro Hiroya Kumamaru, vice direttore di Aoi International Hospital in Kawasaki, che ha riportato in sala l’esempio di uno dei paesi con il più alto numero di fumatori al mondo, il Giappone. “Grazie all’introduzione di prodotti a tabacco riscaldato in Giappone nel 2014 – ha spiegato lo scienziato – si è registrata una diminuzione del consumo di tabacco del 34% in 4 anni. Inoltre si è dimostrato che non vi è effetto di iniziazione al tabacco nei giovani che usano questi prodotti, e i dual user rappresentano solo il 6% degli utilizzatori. Questi risultati sono straordinari e testimoniano la reale efficacia della riduzione del rischio quale soluzione agli annosi problemi del tabagismo”.
Per i pazienti che non riescono a smettere di fumare da soli, passare a prodotti senza combustione migliora lo stile di vita e le condizioni di salute, in quasi ogni ambito già valutato. Come spiegato dal professor Emmanuele Iannini, docente di Endocrinologia e sessuologia medica presso l’Università Tor Vergata di Roma e membro CoEhar: “La riduzione del rischio è uno dei fondamenti della medicina della sessualità moderna, dall’uso del profilattico all’intervento sociale. Il termine stesso di ‘harm reduction’ si declina perfettamente quando si parla di comportamenti che impattano sulla sessualità che non si possono o non si vogliono eliminare, come dovrebbe essere comunque fatto. Paradigmatico è l’esempio del fumo che specificamente deve essere eliminato nell’interesse della salute sessuale e che, quando risulta evidentemente ineliminabile deve essere affrontato anche con strategie di riduzione del danno”.
Miglioramenti significativi sono noti anche nelle prestazioni fisiche e nelle condizioni di salute mentale. Così è stato riportato dal professor Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica dell’Università di Catania: “Dal nostro studio clinico più recente, il primo al mondo a valutare i prodotti a tabacco riscaldato comparati alle sigarette elettroniche, è emerso che entrambi i prodotti sono strumenti utili alla cessazione, con un buon livello di accettabilità tra i fumatori che li percepiscono come prodotti a rischio ridotto, ottimi risultati in termini di cessazione o riduzione del consumo di sigarette tradizionali già dopo poche settimane”.
“Le politiche attuali di prevenzione del tabagismo devono adeguarsi ai tempi che cambiano o rischiano di risultare anacronistiche. La riduzione del danno da fumo è un principio riconosciuto dalle più importanti autorità sanitarie internazionali e deve essere integrato in percorsi di cura e assistenza per tutti quei fumatori che non riescono a smettere con i metodi tradizionali”, conclude la nota.