Ormai è guerra aperta quella fra l’associazione per i consumatori Codici, ed il colosso nautico crocieristico ‘Costa’.
Così, mentre al Tribunale di Genova si discutono le class action sulle vacanze a bordo della nave Victoria dell’agosto 2019 per il pacchetto “Grecia nel cuore” e della nave Pacifica del dicembre 2017 per il pacchetto “Le perle del Caribe”, Costa Crociere innalza l’ennesimo muro di fronte ad un caso peraltro particolarmente delicato.
Come spiegano dall’associazione, “Parliamo della crociera “Dolci piccole Antille e la magia dei Caraibi” dell’inverno 2020, segnata in maniera drammatica dal Covid. Un caso che in Francia ha fatto scattare una class action per il contagio di numerosi turisti transalpini, tre dei quali deceduti al rientro, e che in Italia è seguito dall’associazione Codici, impegnata ad assistere una coppia di Lucca”.
“Quello a bordo di Costa Magica fu un viaggio drammatico – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e che non andava fatto. I nostri assistiti, per i quali abbiamo chiesto un risarcimento da 1 milione di euro per le conseguenze sul piano sanitario che hanno avuto, sono stati segnati per sempre da quella crociera. In particolare il marito, che ha lottato tra la vita e la morte per mesi ed è stato riconosciuto invalido al 100%.
Di fronte a tutto questo, ci saremmo aspettati un comportamento comprensivo e collaborativo di Costa, che invece, per l’ennesima volta, ha opposto un netto rifiuto, dichiarando di non avere alcuna responsabilità sull’accaduto. Siamo pronti a portare anche questo caso in Tribunale, ma sinceramente non possiamo nascondere il rammarico per l’atteggiamento della compagnia”.
“Poche settimane prima dell’inizio della vacanza – sottolinea Stefano Gallotta, Responsabile del settore Trasporti e Turismo di Codici – l’Oms parlò di emergenza sanitaria internazionale per gli effetti devastanti del Covid.
Ciò nonostante, la crociera non fu cancellata.
Venne anche negato il diritto di recesso senza dover pagare penali. In molti decisero così di imbarcarsi lo stesso, chi per non perdere i soldi, parliamo di pacchetti da 5mila euro, chi perché aveva totale fiducia in Costa e nelle rassicurazioni fornite. Purtroppo, a bordo la realtà era un’altra.
Soltanto in una comunicazione del 13 marzo venne citata una non meglio precisata positività al Covid di un membro dell’equipaggio e di due passeggeri. La situazione peggiorò progressivamente. Quella che doveva essere una vacanza, divenne un incubo.
A nostro avviso, Costa avrebbe dovuto prendere atto di quanto accaduto e assumersi le sue responsabilità. Così non è stato. Non c’è nessuna disponibilità da parte della compagnia, ma noi andremo avanti. Un atto dovuto per chi porterà per sempre i segni di quella crociera, come del resto è stato fatto in Francia, dove è stata avviata una class action affinché venga fatta giustizia sulla morte dei tre turisti transalpini”.
Al rientro a casa dalla crociera ed in considerazione dei casi di positività registrati a bordo, la coppia di Lucca assistita dall’associazione Codici fu messa inizialmente in quarantena. Successivamente marito e moglie manifestarono i sintomi tipici del Covid, come assenza di gusto ed olfatto, tosse e febbre. Il marito fu ricoverato in terapia subintensiva a Lucca, poi intubato e quindi trasferito all’ospedale di Careggi, dove fu sottoposto alla procedura di ExtraCorporeal Membrane Oxygenation, ovvero ossigenazione extracorporea a membrana. Tornò a casa dopo sei mesi di ricovero, trasportato in ambulanza e su una carrozzina, con deambulatore e ossigenoterapia.
Come rivela ancor il CodicI, “È stato riconosciuto invalido al 100%. Negativizzatasi prima, la moglie non poté rientrare al lavoro per accudire il marito”.
Max