(Adnkronos) – Da marzo i pazienti con tumore del pancreas e la mutazione dei geni Brca1/2, resa famosa dall’attrice Angelina Jolie, potrebbero non avere più accesso all’unico farmaco che ritarda la progressione di malattia e permette loro di evitare la chemio. Dopo il no dell’Aifa alla rimborsabilità di Olaparib, il 28 febbraio chiuderà il programma per l’uso compassionevole di questo farmaco, somministrato da fine 2019 in quaranta oncologie italiane a un’ottantina di pazienti con queste caratteristiche. “I malati in trattamento con il farmaco potranno continuare, agli altri questa speranza sarà negata”, denuncia all’Adnkronos Salute Piero Rivizzigno, presidente dell’Associazione Codice Viola, impegnata in una corsa contro il tempo affinché Aifa rivaluti la propria decisione, che porterà allo stop del programma per l’uso compassionevole di Olaparib.
Lo scorso novembre, “proprio in occasione della Giornata mondiale del tumore del pancreas, con un tempismo cinico e irriguardoso per la sensibilità della comunità dei pazienti con tumore al pancreas, la Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa non ha approvato la rimborsabilità di olaparib per i pazienti con mutazione Brca. Insieme ad altre associazioni ci siamo mosse perché venga rivalutata questa decisione insensata – racconta Rivizzigno – ma la grossa difficoltà è la poca trasparenza dell’Aifa: non sappiamo a chi rivolgerci per chiedere spiegazioni, non troviamo i riferimenti della delibera sul sito dell’agenzia. Abbiamo ovviamente scritto all’Aifa, ma non abbiamo ottenuto nessuna risposta, né ricevuto spiegazioni. Una grave mancanza di rispetto e sensibilità verso i cittadini e in particolare i pazienti, che fanno i conti con una malattia durissima. Il tumore del pancreas quest’anno, dai dati Airtum, è la terza causa di morte per cancro”.
Rivizzigno fa notare, inoltre, il cortocircuito fra la comunità medico-scientifica e l’autorità regolatoria: “L’associazione italiana di oncologia medica Aiom ha inserito nelle sue raccomandazioni l’utilizzo dell’Olaparib per questi pazienti, ripreso nelle linee guida pubblicate sul sito dell’Iss. Questo però non ha trovato riscontro nella decisione dell’Aifa, che è andata per proprio conto”.