Climate Pride, in 5.000 a Roma per chiedere misure per il clima

Ben 73 le diverse associazioni che hanno aderito, con cittadine e cittadini di tutte le età arrivati nella Capitale da tutta Italia.

Almeno 5.000 persone hanno partecipato a Roma al primo Climate Pride, una marcia per chiedere azioni più stringenti di mitigazione e adattamento della crisi climatica. Tanti cittadini, ma anche le principali associazioni ambientaliste e della società civile, sono arrivati nella Capitale da tutta Italia, per chiedere un futuro più sostenibile, basato sulle energie rinnovabili, l’economia circolare, l’innovazione e l’equità sociale.

Ben 73 le diverse associazioni che hanno aderito alla manifestazione, ma tra i protagonisti della marcia per il clima di Roma c’erano cittadine e cittadini di tutte le età, che hanno partecipato al Climate Pride trasformandolo in un corteo pacifico e colorato, con tanti slogan, dai più noti a quelli più fantasiosi. Una marcia che arriva in un momento storico molto delicato, con gli eventi estremi che sono sempre più frequenti ovunque, i sussidi ai combustibili fossili che continuano ad aumentare, la Cop29 in corso in Azerbaigian e l’annuncio di Donald Trump che, da presidente eletto degli Stati Uniti, ha ribadito di voler uscire dai termini dell’Accordo di Parigi.

Questa manifestazione si fa, non a caso, durante i giorni della Cop. Questo corteo parla a tre luoghi. Parla a Baku, perché la speranza è che i Paesi industrializzati aiutino quelli in via di sviluppo a lottare contro la crisi climatica. Parla a Washington, perché speriamo che le aziende americane, come già otto anni fa, non vadano dietro all’amministrazione Trump che dice di voler tornare a scavare fossili dal sottosuolo e dai fondali marini” – ha spiegato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – “Parla soprattutto a Roma, perché siamo in un momento in cui la transizione energetica sta decollando nel Paese ma con i decreti del governo Meloni e con le decisioni sulle aree idonee di alcune Regioni, come la Sardegna che vieterebbe le rinnovabili sul 99% del proprio territorio, noi rischiamo di fermare questa rivoluzione energetica nel nostro Paese. E questo non deve avvenire“.

Ormai è acclarato che qualsiasi danno a cui andiamo incontro costerà, e costa già, molto di più rispetto all’istituzione di un fondo riparazione e alla prevenzione che deve accompagnarlo. Noi proponiamo di istituire un fondo riparazione da 20 miliardi per risarcire le vittime degli eventi climatici estremi” – il commento di Lucio Maniscalco, attivista di Ultima Generazione – “Abbiamo visto a Valencia quello che può succedere, con morti e distruzione totale, quindi gli eventi climatici sono una realtà che va affrontata in ogni modo per proteggere tutti i cittadini, a cominciare da quelli più vulnerabili“.

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