Domani spegnerà 70 candeline: e, contro l’idea che un’artista della musica conservi l’eterna giovinezza come mantra sostanziale per poter continuare, se non altro, a considerarsi un evergreen da palchi e dodici note, si scontra la lucida poetica di un cantautore amato traversalmente da una pletora di generazioni e, eppure, legato alla sua concreta idea del tempo, degli anni che trascorrono, magari con rimpianti e ricordi, ma senza cecità. Lui, Claudio Baglioni, che nel 1981 scriveva “Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme con l’anima smaniosa a chiedere di un posto che non c’è” nel primo celebre verso di una delle sue amate canzoni, Strada Facendo, ha saputo accettare, accanto al peso e al successo di una popolarità che ancora lo sorprende, la rilevanza degli anni e del tempo: arrivando così dunque ai 70 anni senza celarsi. “Più grigio ma non domo”, scriveva in “Io sono qui” (1995) e “fieri perchè no di quei capelli bianchi”, anni dopo, nel ’99 (‘A cla’, dall’album “Viaggiatore sulla coda del tempo”).
Baglioni, con i suoi oltre cinquant’anni di canzoni, note, inni, successi, trionfi e palchi e stadi strapieni, non ha mai perso altrettanto la sua voglia di stupire e di rinnovarsi, riscendo a scavallare la facilità delle mode del momento, dei trend topic del mondo, per essere fedele a se stesso e all’arte di quelle ‘dodici note’ che ha saputo così bene rappresentare tanto da far scomodare un maestro come Ennio Morricone che, nell’elogiarlo, lo ribattezzò ‘Audio Bagliori”.
Il 16 Maggio del 1951 nasceva uno dei più fulgidi rappresentanti del cantautorato italiano, spesso osteggiato da chi gli preferiva gli artisti impegnati, sempre però osannato da sciami di fan che, decennio dopo decennio, ne hanno amato la voce, il lirismo, le trasformazioni dello stile e delle tematiche.
Claudio Baglioni 60 milioni di copie vendute in tutto il mondo è in fondo ancora oggi quel piccolo Claudio Enrico Paolo, detto ‘Cucaio’ prima e ‘Agonia’ poi, che da Montesacro a Centocelle ha saputo vincere scetticismi (‘Questo non farà mai niente’, gli dissero), provini falliti, critiche della critica, senza smettere mai di dare lustro alla musica italiana nel mondo sempre con quel fascino di chi abbracciava “una piccola fisa” di fronte a quell’ormai noto ‘armadio parlante’ dell’enorme radio di casa sua, attorno a cui sognava di fare il cantante e “incantare le ragazze ed i serpenti” da grande uomo di ‘Varie età” qual è. Lo dimostra il suo ultimo lavoro, “In questa storia, che è la mia’, disco meraviglioso e tutto fatto a mano, pieno zeppo d’amore e di rinnovamenti nel solco della tradizione.
Voleva lasciare un segno, racconta Claudio in apertura di disco: ci è riuscito, e continua a farlo, stupendo con iniziative sempre nuove, come l’ultima rappresentazione dell’intero disco (pur in epoca di pandemia) dal Teatro dell’Opera di Roma: un evento unico, in streaming dal 2 Giugno 2021, nel quale l’artista romano ha saputo far rivivere l’intera struttura (compresi palchi e platee) per una performance ricca di performers, artisti e musicisti a 360° come mai era successo.