Quello che viene definito il delitto di Garlasco, in seguito al quale (13 agosto 2007), morì assassinata la giovane studentessa Chiara Poggi, e per il quale in 7 anni di dibattimenti, dopo due assoluzioni, venne condannato in via definitiva il suo fidanzato Alberto Stasi, potrebbe essere a una svolta. Premesso che ad oggi prove schiaccianti circa la responsabilità dello Stasi sono piuttosto deboli (ci si è arrivati per deduzioni, ma sono fragilissime le prove pratiche), la madre di Stasi ha anticipato al Corriere della Sera una clamorosa notizia: il dna rinvenuta sotto le unghie di Chiara Poggi non appartiene ad Alberto Stasi ma ad un altro individuo di sesso maschile. Lo avrebbero stabilito gli esiti della consulenza della difesa, rappresentata dallo studio Giarda, che ha incaricato una società di investigazioni di riesaminare gli atti dell’inchiesta. Lenuove indagini difensive sono partite dall’esito dalla perizia del tribunalerelativa al dna trovato in piccoli frammenti sotto le unghie di Chiara che in un primo momento gli investigatori non erano riusciti ad analizzare nella sua completezza. È stata successivamente la Corte d’Appello di Milano nel processo-bis a disporre una nuova perizia, eseguita dal professore Francesco De Stefano, e a identificare dna maschile in quelle tracce. Forse addirittura appartenenti a due persone. Campioni confrontati nel settembre 2014 con quello di Stasi e risultati compatibili solo per 5 marcatori contro la necessità di almeno nove corrispondenze. Ora, i consulenti hanno individuato il profilo del giovane diverso da Stasi grazie a un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua. I legali si sono rivolti al perito che ha estratto i campioni di Dna, analizzati rigorosamente in forma anonima dal genetista (che mai aveva avuto incarichi nella vicenda) e confrontati con la perizia di De Stefano e i risultati di Stasi. I campioni sono quelli del quinto dito della mano destra e del pollice della mano sinistra di Chiara, giudicati ’sovrapponibili tra loro’. Dal confronto emerge “una perfetta compatibilità genetica (profili identici) tra il profilo del cromosoma Y estrapolato dal professor De Stefano sul quinto dito della mano destra e sul primo dito della sinistra, con il profilo genetico aploide del cromosoma Y ottenuto dal cucchiaino e dalla bottiglietta d’ acqua”. Tuttavia “il cromosoma Y identifica tutti i soggetti maschi appartenenti al medesimo nucleo familiare (padre, fratelli, zii, nipoti) ed esso non è utilizzabile per identificare un singolo soggetto ma, piuttosto, una famiglia”. La mamma di Stasi ha quindi annunciato che presenterà un esposto per chiedere la revisione del processo sulla base di una prova che considera risolutiva per l’ innocenza del figlio.