Il presidente delle Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, ha ufficializzato quest’oggi, giovedì 25 febbraio, “la sconfitta della povertà estrema” nel Paese. Una “missione” nata oltre 40 anni fa, per la quale il regime ha speso, dal XVIII Congresso nazionale del Partito comunista del 2012, 1.600 miliardi di yuan (circa 264 miliardi di dollari). “Oltre 770 milioni di persone sono state portate fuori dalla povertà”, ha detto Xi Jinping; in particolare gli ultimi 128mila villaggi e le 832 contee, censiti come in estrema difficoltà, sono stati rimossi da tale lista. Un “miracolo che passerà alla storia“, ha detto il leader, sicuro di aver creato “un esempio cinese”.
La battaglia, portata a termine nel centenario del Partito comunista, ha riguardato le zone rurali del Paese. Sono state costruiti 1 milione di km di strade e 35mila km di ferrovie, infrastrutture necessarie per costruire una società “moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti” (meta da raggiungere quest’anno).
Durante la cerimonia, in cui è stata annunciata la vittoria sulla fine della povertà, Xi Jinping ha consegnato medaglie a funzionari delle comunità rurali e ha promesso di condividere il modello cinese con altri Paesi in via di sviluppo. Raggiunto questo obiettivo, Xi Jinping ne ha fissati di nuovi: costruire entro il 2049 un “moderno paese socialista che sia prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato”.
I parametri del dragone rosso sulla povertà rurale estrema, però, differiscono da quelli della Banca mondiale. Pechino considera estremamente povero chi guadagna 4mila yuan all’anno (circa 620 dollari, ovvero 1.52 al giorno), a fronte della soglia fissata a 1.90 dalla Banca mondiale.
Mario Bonito