(Adnkronos) – “L’efmoroctocog alfa (Elocta*), il primo fattore VIII ricombinante a emivita prolungata per l’emofilia A, è una terapia innovativa che non ha un impatto sulla spesa del Servizio sanitario nazionale, ma anzi la riduce. Un nostro studio dimostra che il risparmio può arrivare a oltre 18 milioni di euro in 3 anni. A cui vanno aggiunti i costi indiretti: i pazienti con una migliore qualità di vita hanno maggiori probabilità di continuare a lavorare e condurre una vita soddisfacente sotto tutti i punti di vista”. Così Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in merito alla nuova terapia destinata ai pazienti affetti da emofilia A, patologia ereditaria causata dall’assenza o da bassi livelli di fattore VIII, che ha un ruolo fondamentale nella coagulazione del sangue.
Un farmaco che, secondo Cicchetti, rappresenta un beneficio per i pazienti e al tempo stesso per il sistema sanitario. “Una migliore gestione di questi pazienti – sottolinea – vuol dire una migliore protezione dagli episodi di sanguinamento, che è un po’ l’obiettivo di tutti i farmaci che sono dedicati alle persone che hanno una mancanza del fattore di fattore VIII, dunque vanno in contro a sanguinamenti articolari molto dolorosi e invalidanti (emartri), fino a emorragie importanti che possono mettere a rischio la vita del paziente. Quindi, quanto più la tecnologia e il farmaco sono in grado di controllare questi episodi, tanto maggiore è il beneficio perché si evitano quelle complicanze che poi rappresentano il vero costo per il Ssn”.
Cicchetti ricorda i risultati del recente studio pubblicato sull”Italian Journal of Public Health’ e condotto da Altems su 1.200 pazienti adulti e 140 in età pediatrica, realizzato con il contributo incondizionato di Sobi e al quale hanno collaborato clinici, farmacisti, economisti sanitari, esperti di organizzazione sanitaria. “Abbiamo notato – spiega – che c’è un risparmio potenziale legato a questo approccio, non un trattamento episodico che genera maggiori preoccupazioni e maggiori costi, ma di profilassi che porta un risparmio su questo gruppo di pazienti di circa 18 milioni di euro in 3 anni. Il Ssn in questo modo ha più vantaggi: di tipo organizzativo, grazie ad una migliore gestione dei pazienti (che evitano conseguenze dovute ai sanguinamenti), e di tipo economico. Una novità. Non è infatti cosa comune – evidenzia – riuscire a risparmiare grazie ad un’innovazione tecnologica, che in genere ha un costo importante. Invece, con l’efmoroctocog alfa abbiamo un migliore controllo della malattia e una minore spesa”.
Anche per i “pazienti i benefici sono immediati”, aggiunge il direttore di Altems: “Fare profilassi anziché dover gestire una situazione ‘di emergenza’ ha implicazioni in termini di qualità di vita. Il paziente grazie a questa terapia ha la possibilità di programmare la propria vita lavorativa, sociale e relazionale. Risultato? Ne trae un vantaggio dal punto di vista della salute e condizione fisica ma anche sotto il profilo psicologico”.
I costi delle terapie per un paziente con emofilia A “arrivano a sfiorare anche 1 milione di euro all’anno. Parliamo di cifre colossali. Il fatto di avere una tecnologia che comunque migliora la condizione clinica del paziente e riduce la spesa per il Ssn – conclude Cicchetti – è un segnale molto importante”.