Assodato ormai che gran parte della nostra salute dipende da ciò che mangiamo, i prodotti bio continuano a segnare unimpressionante ascesa nel mercato agroalimentare. Capitanati dalle uova, via via fino alle gallette di riso, i prodotti bio hanno conquistato anche la grande distribuzione esprimendo ben 860 milioni di fatturato, per un incremento, in 12 mesi, del 20%. Lo dicono i numeri diramati da Nielsen nellambito del convegno ’Cè un grande prato verde. Il biologico, grande opportunità per la Distribuzione Organizzata e le aziende copacker’, organizzato da Assobio in occasione di Marca, Salone internazionale sui prodotti a Marca del Distributore, a BolognaFiere. “In Gdo lincremento medio in valore per le prime 15 categorie è del 18,6%, con un mimino del +4,3% per il latte e un massimo del +47,7% per lolio extravergine doliva”, tiene a sottolineare il presidente di AssoBio, Roberto Zanoni. Tra i prodotti più gettonati al Gdo, troviamo le uova (vendite per oltre 61 milioni, +8,4% sullanno precedente) quindi, a seguire, le composte di frutta (oltre 60 milioni, +8,2%), le gallette di riso (sfiorano i 50 milioni, +21,4%) e la frutta fresca (42 milioni, +12,4%). Poi, 37 milioni di euro per i brick di bevande alla soia (+25,2%), 37 milioni per la pasta di semola (+29%), 35 per gli alimenti a base di soia (+37,3%), oltre 30 milioni di ortaggi (+8,3%), e 29 milioni di latte fresco (+4,3%). “Dati molto positivi, certo, ma cè ancora molto da fare. Come evidenziato oggi durante il convegno a Marca, il bio non deve rappresentare la nuova frontiera delle vendite; il bio è un sistema anche di valori, rappresenta unagricoltura in grado di preservare lambiente, la biodiversità, capace di rispondere alle sfide globali e in questo modo deve essere considerato anche dalla Gdo. Lobiettivo è far comprendere agli operatori e ai consumatori il vero valore del bio, al di là del tema volumi e prezzi”, aggiunge. Dal canto suo Assobio, lassociazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici (55 soci per un fatturato bio totale di circa 1 miliardo), non sposa né la politica della private label né della marca del produttore. “Importanti sono la collaborazione fra marca privata e marca del produttore e un approccio da category management per lo sviluppo degli assortimenti, profondità delle gamme, visibilità, innovazioni di prodotto, continuità negli standard qualitativi che il know how delle imprese italiane di produzione agricola e di trasformazione sono in grado di garantire”, precisa il segretario di AssoBio, Roberto Pinton. “Il mercato è in crescita e va tutelato – sottolinea Zanoni – Riteniamo che tutti gli attori debbano confrontarsi, condividendo informazioni sulle criticità e utilizzando al meglio gli strumenti di cui noi ci siamo giù dotati, come i gruppi di lavoro tecnici sulle diverse produzioni, le piattaforme per la tracciabilità dei cereali e dellolio sviluppate dalla nostra federazione interprofessionale FederBio per blindare qualità e integrità delle produzioni, linee guida e iniziative”. Da qui la richiesta di AssoBio di sollecitare insieme il ministero a un approccio orientato allo sviluppo, prevedendo nel Piano dazione nazionale iniziative di informazione al pubblico di cui operatori dello specializzato e della grande distribuzione diventino protagonisti. “In qualche Paese estero è già una realtà di estrema efficacia: una o più giornate nazionali del biologico in cui coinvolgere tutti gli operatori del settore, dagli agricoltori agli ipermercati, raccontando gli aspetti positivi della produzione biologica. Contiamo che il ministro Martina dice ancora Pintgon – da cui sono giunte parole di apprezzamento anche per la nostra presenza in Expo (sei impegnativi mesi di padiglione biologico) e Olivero, viceministro con delega allagricoltura biologica ci diano una mano”.
M.