Si è reso conto di quel ’capannello’ di persone soltanto all’ultimo momento e, per evitarlo, ha tirato i freni sterzando all’improvviso. E’ morto così, a Calais, l’autista di un furgone che certo non immaginava di poter trovare nel bel mezzo dellautostrada A16 (all’altezza del Comune di Guemps, a quindici chilometri da Calais), un blocco stradale istituito da diversi migranti. Dopo l’urto il veicolo, con targa polocca, si è incendiato, e per questo al momento non è stata ancora accertata l’identità del conducente . “Andrò per prima cosa a Calais e poi a Ventimiglia, dove ci sono i punti in cui stazionano i migranti in Francia”, ha annunciato Gérard Collomb, ministro dell’Interno francese, dopo aver visitato l’Ufficio per la protezione di rifugiati e apolidi di Fontenay-sous-Bois, nella Val-de-Marne. Intanto, in seguito al drammatico fatto, i gendarmi hanno fermato nove cittadini eritrei, ritenuti responsabili dellincidente avvenuto. Quello dei blocchi stradali è purtroppo un fenomeno tristemente noto nella zona (da tempo infatti le associazioni dell’autotrasporto francesi FNTR e TLF attraverso una nota hanno chiesto al Governo provvedimenti “idonei e immediati”), tanto è che, anche oggi, le barricate sono tornate, anche se a qualche chilometro di distanza rispetto al trato dove si è consumata quest’ultima tragedia. Ricordiamo che il famigerato ’campo’ di Calais, col tempo definito jungla o bidonville (a causa dele sue pessime condizioni igienico-sanitarie), è stato chiuso nel 206. Tuttavia, da allora, sono centinaia – divisi per gruppi – i migranti tornati in questi luoghi, attratti dall’opportunità di poter aggiungere il Regno Unito. E spesso l’uso dei blocchi nasceva con uno scopo preciso: quello di rallentare i veicoli in transito per cercare di salire a bordo, superando così i controlli e gli sbarramenti.
M.