(Adnkronos) – Un muscolo del viso oggi porta il suo nome. E’ una fascia profonda che occupa la regione al di sotto dell’occhio, nella guancia: la ‘Chiara’s fascia’, per gli addetti ai lavori. E lei, Chiara Andretto Amodeo, che l’ha scoperta e studiata, da poco più di un mese è l’unico chirurgo plastico donna italiana a essere entrata in un comitato, strategico per il futuro, di una delle più importanti società scientifiche del settore, l’American Society of Plastic Surgeons. La specialista tricolore fa parte del Researcher Education Subcommittee che si occupa di fatto del futuro della professione, ponendosi come faro per sviluppare la figura professionale del ‘surgeon scientist’. “Perché è importante puntare a essere più di ‘social influencer'”, dice all’Adnkronos Salute: scienziati col camice verde, non accontentandosi dell’ingombrante routine del bisturi, ma facendo ricerca e contribuendo a far evolvere le conoscenze da portare poi in sala operatoria.
Chirurgo e scienziato, due anime in una, “spesso difficili da conciliare in termini di tempo, ma è importante farlo”, sottolinea Andretto Amodeo che la sua Chiara’s fascia se l’è conquistata investendo un decennio di studi per individuarla, conoscerne le qualità, descriverla. E che, dopo il ‘battesimo del nome’ in convegni internazionali, di recente ha firmato una nuova pubblicazione scientifica con un team di colleghi americani in cui compare come prima autrice. Si parla della tecnica di lifting del volto e si cita ampiamente la Chiara’s fascia. Un’altra consacrazione, dalle pagine di una rivista scientifica di riferimento del settore, il ‘Facial Plastic Surgery Journal’. “Il percorso della Chiara’s fascia”, che si sta rivelando importante per lifting migliori e più sicuri e sta offrendo speranze di interventi meno demolitivi anche in campo oncologico, “è proseguito in modo molto positivo”, commenta l’esperta.
Ecco cosa significa essere ‘surgeon scientist’. “Su questa figura ci sono decine di pubblicazioni. Purtroppo sta rischiando di diventare una ‘specie in via di estinzione’ – riflette Andretto Amodeo – pur essendo una leva fondamentale per il progresso della chirurgia combinare l’attività operatoria a quella di ricerca traslazionale, visti gli effetti concreti che ha sul paziente in campo oncologico, ricostruttivo, estetico. All’estero è stata posta molta attenzione sul calo di professionisti” del bisturi “che si dedicano anche alla parte scientifica”.
Calo che si rispecchia per esempio nella riduzione del 30% osservata negli ultimi 10-15 anni anche nei grant ottenuti a livello internazionale da discipline chirurgiche. “Ci sono anche meno chirurghi che fanno domande di ricerca”, puntualizza Andretto Amodeo. “Va sottolineato bene che questi professionisti operano anche tanto. Per questo si parla di tempo protetto. Deve essere tempo produttivo in termini di unione tra le due attività. E’ questo che fa progredire la chirurgia”.
E per tutelare questa figura del chirurgo scienziato servono “percorsi di formazione ad hoc, per una carriera che è fatta di impegno e sacrificio. Il comitato di cui faccio parte si occupa per la chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica di dare indicazioni sul percorso ottimale – spiega la specialista – facendo riferimento alla Plastic Surgery Foundation che fornisce borse di studio per continuare a formare questo tipo di figure, sperando di non essere travolti in una deriva dal surgeon scientist al surgeon influencer. Ovviamente i social possono avere anche un valore positivo”, precisa. Anzi, “esistono analisi sul ruolo dei chirurghi influencer, ma con riferimento al valore del fare network da un punto di vista scientifico, al connettersi in modo professionale per lo sviluppo dell’attività, per la divulgazione dei progressi, per entrare in contatto con cui in un altro centro si occupa della stessa cosa. L’aspetto internazionale, poi, è un elemento cruciale di arricchimento dell’esperienza”.
Andretto Amodeo lo ha messo in pratica nel suo stesso percorso scientifico e di vita che l’ha portata da Voghera, dove è nata, a Parigi e negli Usa. Senza dimenticare le sue radici. La sua città l’ha ricambiata assegnandole lo scorso anno la civica benemerenza ‘Summa Viqueria’. “Un riconoscimento che vivo come se mi stessero accompagnando in questo bel viaggio”, conclude.